di Antonio De Cristofaro
Le comunali si avvicinano ma le coalizioni (centrodestra e centrosinistra) sono ancora al di là da venire. Troppi frazionamenti, troppe divisioni, tanta incertezza e il rischio, concreto, di incomprensione da parte dell’elettorato.
Dal 2006 a oggi è cambiato tutto e sembra essere passato un secolo. Ma da lì dobbiamo partire, se vogliamo delineare un quadro previsionale quanto più credibile.
Cominciamo allora col centrosinistra. La coalizione che portò alla vittoria di Fausto Pepe, nonostante la positiva semplificazione introdotta dalla nascita del Pd, non c’è più. L’area della sinistra antagonista non è più organica alla maggioranza. C’è stata la scissione dell’Udeur, rappresentata sia dalla costituzione del gruppo “Lealtà per Benevento”, sia dalla scelta di alcuni ex mastelliani di collocarsi nel gruppo misto, sia, infine, dalla decisione di chi è rimasto fedele a Mastella, passando all’opposizione. E in ogni caso, il centrosinistra non potrà più contare sull’appoggio dei mastelliani, ora radunati sotto il nuovo simbolo dei “Popolari per il Sud”. Un appoggio che è stato determinante in passato e che si prospetta sempre sostanzioso: basti pensare al risultato conseguito alle ultime regionali e agli annunci ultimi di Mastella sulla riorganizzazione del partito e sui nuovi arrivi.
Ci sono poi i “casi” De Lorenzo e Principe, due personaggi di peso, almeno per ciò che riguarda la rendita elettorale. Il primo è uscito dalla giunta sbattendo la porta e annunciando che se si ricandiderà, lo farà esclusivamente contro Pepe. Il secondo, dovesse “complicarsi” la vicenda del concorso dell’azienda da lui presieduta, l’Amts, potrebbe non dichiararsi disponibile per la battaglia elettorale che la maggioranza uscente è chiamata ad affrontare. E restando nel campo delle società partecipate, da non trascurare il clamoroso dissidio tra il primo cittadino e il presidente della Ge.se.sa, Nazzareno Fiorenza, che pare sia all’opera per allestire una lista civica. Resta poi la vicenda interna al Pd, laddove c’è ancora indecisione sulle procedure da seguire per l’individuazione del candidato sindaco. Va detto che il candidato naturale era e resta Fausto Pepe ed è assai improbabile che il centrosinistra rinunci a presentare il sindaco uscente. Tuttavia, non pare che il Pd faccia salti di gioia per l’attuale primo cittadino e non vanno trascurate le “freddezze” emerse sia sulla vicenda Amts che in relazione alla mancata (e se ci sarà, sarà pur sempre tardiva) designazione di una donna in giunta.
Pepe, in ogni caso, e non solo a nostro avviso, è comunque già in pista e difficilmente rinuncerà a ricandidarsi. D’altronde, è legittimo – come ha ribadito di recente il sindaco a Realtà Sannita – offrire la possibilità ai cittadini di esprimersi sul governo dell’ultimo quinquennio. E d’altra parte, non ci pare che nell’arcipelago del centrosinistra spuntino chissà quali antagonisti di Pepe, che, peraltro, può contare, a quel che risulta, sull’appoggio incondizionato del suo gruppo (Lealtà per Benevento), dell’Api e, più che probabilmente, di Italia dei Valori, il cui gruppo consiliare sembra poco propenso a seguire le riottose determinazioni del livello regionale. La parola finale spetta però al Pd dove però non è trascurabile la fronda nei confronti del primo cittadino, frutto anche di accordi interni stipulati in precedenti consultazioni elettorali. Probabile, se si dovesse giungere alle tanto agognate primarie, che a giocarsi la partita della designazione possa essere anche l’attuale vicesindaco Raffaele Del Vecchio, che ha, per storia politica e familiare, un solido ancoraggio nel Pd sannita.
Il centrodestra, dal canto suo, non arriva meglio all’appuntamento elettorale. Tramontata, almeno per il momento, la semplicistica trasposizione sul piano comunale dell’alleanza regionale, per le varie posizioni polemiche assunte da Udeur e Udc, il problema centrale – inutile girarci intorno – è quello dell’instabilità del PdL, dilaniato al suo interno non tanto dalle vicende nazionali e dalla nascita di Futuro e Libertà, quanto da un’accertata incomunicabilità tra le due anime del partito, quella che si richiama a Nunzia De Girolamo e quella che fa riferimento a Pasquale Viespoli. Quest’ultimo, in una recente intervista a Tv 7, ha praticamente escluso ogni convergenza. “I cittadini di Benevento hanno due certezze: una pessima amministrazione comunale, un partito del centrodestra che non ha una volontà alternativa. Difficile dialogare con chi è arrogante o con chi è supponente. Certo, Pepe prima va a casa e meglio è. Ma l’alternativa non può passare per chi ha una concezione padronale della politica”. Difficile, a questo punto, ipotizzare una ricomposizione, anche se la politica è l’arte dell’impossibile. Anche perché da parte della coordinatrice provinciale Nunzia De Girolamo e del vice Roberto Capezzone non si annunciano cedimenti rispetto alla volontà di non voler più contare sull’apporto della vecchia pattuglia di consiglieri comunali, un autentico casus belli. Né appaiono in grado di determinare un ragionevole equilibrio interno, gli altri esponenti di primo piano del PdL, Mino Izzo ed Erminia Mazzoni su tutti.
Con l’Udeur che si rafforza, e che pone condizioni, e l’Udc che sembra volersi smarcare, il futuro del centrodestra non può che poggiare sulla capacità di mediare tra le tante anime della coalizione ma, soprattutto, sull’individuazione di un candidato sindaco che metta tutti d’accordo. E l’impresa, credeteci, non è proprio semplicissima. C’è un solo elemento, allo stato, che può rianimare il centrodestra: lo sfaldamento della maggioranza che governa Palazzo Mosti, ma quando scatta “il rompete le righe”, non è detto che se ne avvantaggi chi si limita ad aspettare che passi il “cadavere” del nemico, senza saper allestire una credibile alternativa di governo.