Il raggiunto accordo fra una delle multinazionale delle sigarette e la maggiore associazione di categoria agricola italiana sui prezzi contrattuali del tabacco in foglia per la stagione tabacchicola 2010 conferma il crescente interesse del mondo associazionistico verso questa irrinunciabile coltivazione. Non è commercialmente giustificabile, però, un aumento di prezzo basato solo sull’enorme divario esistente tra prezzo di acquisto del semilavorato (foglia di tabacco) e quello del prodotti finito (pacchetto di sigarette).
CIDEC Campania sollecita al Governo l’impegno in sede comunitaria di misure agroalimentari ad hoc che definiscano con chiarezza gli importi da corrispondere ai produttori nel momento in cui assumono impegni agroambientali sul tabacco permettendogli così di pianificare per tempo le relative azioni e gli standard qualitativi nella coltivazione. CIDEC Campania ha anche nuovamente richiesto al neo Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, il rispetto da parte dei produttori e delle manifatture delle norme di certificazione etica ed ambientale nonché l’osservanza degli obblighi dettati dai contratti di lavoro, pena l’esclusione dai finanziamenti europei e nazionali. L’istituzione di un Polo di Qualità del Tabacco Kentucky nel Sannio e di quello del Burley a Caserta, già proposto dalla CIDEC fin da luglio 2008, appare il giusto strumento per la riorganizzazione del settore che necessita di una concentrazione della spesa capace di scongiurare l’ennesimo sperpero di denaro in mille rivoli anche dei fondi del PSR 2007-2013. Finanziamenti e contributi devono essere finalmente coordinati ed impiegati in maniera prevalente sulle grandi progettualità attraverso una rinnovata cooperazione tra mondo imprenditoriale e quello associazionistico; quindi più ricerca, formazione professionale, istruzione, energie alternative, qualità. Secondo Milena Petrucciani, presidente di CIDEC Campania, “difendere il tabacco della nostra regione significa difendere un prodotto agroindustriale di eccellenza rigidamente controllato dal punto di vista fitosanitario e qualitativo, un prodotto competitivo rispetto a quello cinese, indiano, brasiliano, africano sebbene i suoi costi di produzione siano più alti del 50%”.
Diventa prioritaria secondo Milena Petrucciani la creazione di aggregazioni cooperativistiche tra produttori e tra produttori e manifatture attraverso partnership che, grazie anche alla ristrutturazione ed al miglioramento degli impianti insieme ad una riduzione nell’uso di prodotti chimici, veri nemici del buon nome del tabacco quale produzione agricola, aiutino il miglioramento qualitativo del prodotto giustificandone appieno un adeguato prezzo determinato anche a seguito del confronto delle imprese e dei loro prodotti con il mercato.
E’ una battaglia che si deve fare e che può essere vinta se fatta nei tempi e nei modi giusti per cui spero –ha detto Petrucciani- che la politica faccia ora la sua parte per questo settore sinonimo di tradizione, storia e cultura, e non solo. In Italia, la coltivazione del tabacco è concentrata per il 94% in Campania, Umbria e Veneto; anche le esportazioni italiane di tabacco greggio occupano un posto di primo piano: l’Italia è il primo Paese produttore ed esportatore europeo, il sesto esportatore mondiale per valore e il decimo produttore per volumi. Ed il Sannio come la Campania devono difendere il ruolo trainante della tabacchicoltura in una nuova ottica di mercato contraddistinta dall’innovazione e dalla qualità.