Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti oltre la metà (il 60 per cento) va alla distribuzione commerciale, il 23 per cento all’industria di trasformazione e solo il 17 per cento per remunerare il prodotto agricolo. In altre parole il prezzo di un prodotto aumenta più di cinque volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera di cui la distribuzione commerciale è certamente in parte responsabile nei confronti dei consumatori e dei produttori agricoli.
Una situazione che non consente in molti casi agli agricoltori di coprire i costi di produzione ed è quindi necessario secondo Coldiretti un intervento nei confronti di un comportamento commerciale lesivo della concorrenza lungo la catena di approvvigionamento alimentare.
“Occorre intervenire – afferma il direttore della Coldiretti Benevento Luigi Auriemma – per cambiare le regole del gioco a cominciare dalle due grandi ingiustizie di cui è vittima il settore agricolo: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio come italiano cibo proveniente da chissà quale parte del mondo in forma ingannevole per i consumatori e dall’altra parte, il furto di valore che vede sottopagati i nostri prodotti agricoli a causa di uno strapotere contrattuale da parte dei nuovi forti della filiera agroalimentare”.
Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.
“Garantire una maggiore presenza di prodotti veramente italiani non è solo un contributo alla libertà di scelta dei consumatori ma – precisa il presidente della Coldiretti sannita Gennaro Masiello – rappresenta anche un contributo all’integrazione delle aree commerciali con il tessuto economico, produttivo e culturale”.
Le inefficienze della grande distribuzione si rivelano anche nella perdita di valore lungo la filiera di prodotti simbolo del Made in Italy come la frutta e verdura per la quale secondo l’ultima indagine dell’antitrust i prezzi al consumo attualmente praticati dalla GDO nel comparto ortofrutticolo non sono inferiori a quelli praticati dalle altre tipologie di vendita e, in particolare, risultano sensibilmente superiori a quelli praticati dai mercati rionali e dagli ambulanti.
Allo strapotere contrattuale dei nuovi forti dell’ agroalimentare la Coldiretti è impegnata a reagire con il progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, farmer’s market, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.