Una delegazione della Coldiretti sannita, guidata dal direttore Luigi Auriemma e dal responsabile settore zootecnia Lorenzo Urbano, questo pomeriggio, partecipa alla protesta in atto a Piana di Monte Verna per denunciare l’ennesima riduzione del prezzo del latte alla stalla proposta da Parmalat per il latte fresco di alta qualità. Con questa protesta, cui partecipano anche gli allevatori di Caserta e Isernia accompagnati dalle rispettive organizzazioni agricole, si vuole dare corpo al presidio di migliaia di allevatori della Coldiretti che da questa mattina all’alba con i trattori stanno assediando la Centrale del Latte di Roma. E proprio in occasione della manifestazione di protesta di Piana di Monte Verna che la Coldiretti sannita lancia un invito a tutti i caseifici locali per sostenere la battaglia di etichettatura obbligatoria di tutte le produzioni e distintività delle produzioni locali, in modo da garantire un futuro sia alle imprese agricole che ai caseifici locali. “La protesta dei produttori beneventani – spiega il direttore della Coldiretti Luigi Auriemma – vuole essere anche una manifestazione per una corretta comunicazione al consumatore perché siamo convinti che il vero mercato è detenuto dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e siamo consapevoli che anche i marchi affermati, come lo stesso Parmalat, possono subire delle imposizioni commerciali da parte della GDO che poi vogliono riversare tagliando i prezzi ai produttori. E’ un meccanismo perverso – aggiunge Auriemma – noi chiediamo che anche i grandi marchi si rendano conto della necessità di esaltare la distintività del nostro prodotto attraverso l’utilizzo delle produzioni locali. Mi sembra molto strano – conclude il direttore della Coldiretti – che da parte di Parmalat si proceda ad una riduzione dei prezzi visto che il mercato internazionale del latte è tendenzialmente in aumento. Sia i mercati tedeschi, primo grande produttore europeo, sia i mercati russi evidenziano un aumento del latte in polvere e conseguentemente del latte fresco”. “La Coldiretti – afferma Lorenzo Urbano – chiede anche trasparenza nell’etichettatura del latte fresco e dei formaggi con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per evitare che venga spacciato come italiano quello importato. Ma, diciamo no non solo al latte straniero ma anche a quello proveniente dalle altre regioni in un ottica di salvaguardare le produzioni locali, il reddito alle imprese, il mantenimento del lavoro e la manutenzione del territorio. In una situazione in cui tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro in vendita sugli scaffali sono “spacciati” come Italiani, ma contengono latte proveniente da mucche straniere, continueremo con decisione la battaglia per la trasparenza a difesa degli allevamenti italiani e dei consumatori. E’ di pochi giorni fa la notizia che sono stati importati dall’estero (provenienza incerta) 150 bancali di latte a lunga conservazione al prezzo di 60 centesimi al litro. Può essere mai – si chiede Urbano – che si tratti di latte estratto dalle mammelle delle vacche? Questo è un ulteriore monito per i consumatori di stare attenti a quello che acquistano”. Dalle frontiere italiane sono passati in un anno ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori. Il risultato è che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta.