‘All’interno del Pdl sannita, anche la scelta delle candidature per le Regionali è diventata un’occasione per mettere in piazza la frattura ormai storica che spacca il partito. Stiamo parlando di un partito che non è stato nemmeno in grado di formare un gruppo consiliare unico e che piuttosto che impegnarsi per la città preferisce riproporre, in chiave farsesca, la contrapposizione nazionale Berlusconi-Fini. Tanto da non essere nemmeno capace di trovare un accordo sui candidati, fino a farsi, di fatto, “commissariare” dal coordinamento nazionale’. E’ quanto dichiarato dall’assessore provinciale Luigi Boccalone sulle candidature Pdl per le Regionali.

‘Delle beghe interne tra la De Girolamo e il senatore Viespoli, e della loro corsa a due per la visibilità personale a discapito del fare politica – si legge nella nota – si potrebbe tranquillamente sorridere; se non fosse per il fatto che questa contrapposizione si ripercuote pesantemente sul territorio sannita.
Questa volta, nel peggiore di casi Benevento pagherà in termini di rappresentanza democratica, con la paradossale novità di non avere nemmeno un candidato della città, a tutto vantaggio di rappresentanti della provincia.
Ma questo modo di agire – incapace di guardare alle esigenze dell’elettorato ed ossequioso solo verso le logiche spartitorie interne – rispecchia anche la maniera in cui il partito di governo e i suoi rappresentanti locali agiscono e agiranno in situazioni analoghe.
Se questa volta sull’altare della spartizione verrà immolato “solo” il criterio della rappresentatività democratica, la prossima volta potrebbero essere sacrificate questioni ben più concrete e rilevanti per tutti i cittadini.
Fa bene Nazzareno Orlando a dire che, onde evitare ulteriori figuracce, il suo partito dovrebbe determinare “le logiche e i metodi di gestione interna”.
Fuori luogo è invece – come fa lo stesso ex An – parlare di “temi etici”: la questione morale nel Pdl è morta e sepolta da tempo; dopo mesi di stucchevoli diatribe interne, ai cittadini beneventani basterebbe anche un po’ di chiarezza in più.
Infine – e visto questo scenario poco confortante – risulta del tutto impropria l’etichetta di “rinnovamento” che il centrodestra vorrebbe attribuirsi in Campania.
Le beghe che stanno accompagnando il partito a livello locale, così come quelle di cui sono protagonisti in queste stesse ore i dirigenti regionali, dimostrano una volta di più che siamo di fronte alle pratiche politiche più vecchie e deleterie del passato, riproposte oggi senza vergogna alcuna’.