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Isidea ricorda il socialista Pasquale Martignetti a novant’anni dalla morte

Scritto da il 16 marzo 2010 alle 13:28 e archiviato sotto la voce Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Il 16 marzo del 1920 moriva nella sua Benevento, all’età di 75 anni, Pasquale Martignetti.
Divenuto socialista grazie allo studio della traduzione francese del “Capitale” di Karl Marx, il Martignetti, secondo l’autorevole parere di Gian Mario Bravo, “risulta essere stato il più preciso e quantitativamente più produttivo traduttore e importatore in Italia di scritti marx-engelsiani; il solo italiano che, prima ancora della fondazione del Partito socialista e durante i primi anni di vita d’esso, abbia con coerenza battuto la via della divulgazione degli scritti dei ‘due maestri’ come impegno politico. Certamente più di quanto non abbia fatto Filippo Turati.”
Pochi sanno che l’autodidatta Martignetti tenne per dodici anni un intenso rapporto epistolare con Engels, di cui tradusse, tra tanto altro, nel 1883 “Socialismo utopistico e socialismo scientifico” e, nel 1885, sempre a proprie spese presso l’editore beneventano De Gennaro, “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato”. Nell’85 realizzò anche la prima traduzione in Italia del “Manifesto del Partito Comunista”, che, però, “non venne pubblicata per mancanza di soldi”.
I problemi economici, solo in parte attenuati dall’aiuto fornitogli dalla moglie, la maestra elementare Giuseppina Collarile, madre dei suoi figli Salvatore ed Igino, costituirono un perenne freno alla sua attività di traduttore, che lo teneva impegnato fino a dieci ore al giorno, oltre le sei come copista presso l’archivio notarile. Fu, inoltre, perito calligrafo presso il Tribunale e rivenditore di libri e giornali. In attesa della sentenza in un processo per peculato, definito “ridicolo” da Engels e che decretò la condanna per quattro suoi superiori dell’archivio, gli venne in aiuto addirittura il Prefetto, ammiratore delle sue traduzioni, che lo impegnò nella Divisione strade obbligatorie.
Il Martignetti, che cercò invano il coinvolgimento di Andrea Costa, raccontò sulla milanese “La Plebe” il processo di Benevento agli anarchici della “Banda del Matese”, guidati nel tentativo insurrezionale di San Lupo, Letino e Gallo da Carlo Cafiero ed Errico Malatesta. Scrisse su moltissime riviste e, in particolare, su “Critica Sociale”, da cui fu allontanato dal “nemico” Turati e da Anna Kuliscioff, subito dopo la morte di Engels.
A sostenerlo con grande amicizia rimase il filosofo Antonio Labriola, il quale, per difenderlo, ebbe un prolungato diverbio epistolare con Benedetto Croce.
Pasquale Martignetti, una cui foto è stata ritrovata dal collezionista Franco Troiano, fu coerente socialista internazionalista e ruppe con i conterranei piccolo-borghesi e riformisti di Luigi Basile. Nel 1899, con 231 voti di preferenza, non riuscì ad entrare nel Consiglio comunale di Benevento e gli andò peggio quando si propose per il Parlamento: sostenuto da Luise Kautsky, fu bocciato da Angelica Balabanoff, in quanto “molto poco conosciuto negli ambienti di partito”.
Segnato dal suicidio sotto le armi del primogenito, il Martignetti continuò con ostinato impegno la sua attività di traduttore, per “l’avvento di una società migliore, più benigna agli affetti e alle speranze dei figli”. Solo due anni prima di morire, si guadagnò l’ennesimo procedimento giudiziario per aver distribuito giornali socialisti sulla piazza del Duomo di Benevento, accusato di gridare a perdifiato: “L’Avanti! del 1° Maggio, come si deve arrivare alla pace”.
ISIDEA si sta adoperando perché, nel prossimo mese di maggio, Pasquale Martignetti sia finalmente onorato nella sua Città con un convegno di livello internazionale.
Pasquale_Martignetti

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