È partita da Pietrelcina la full immersion nei Beni Culturali della Provincia di Benevento di Ugo Vuoso, direttore del CEIC e docente presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Il Virgilio di questo breve viaggio è stato il presidente della Cooperativa Sociale IDEAS, Mario De Tommasi coadiuvato dal ricercatore Luigi Giova, anche lui componente attivo della cooperativa. «Ammiro la tenacia di questo gruppo di persone – ha dichiarato il professore Ugo Vuoso – sono riusciti a fare di una passione un lavoro, nonostante le mille difficoltà legate alla ricerca sul campo e alla stigmatizzazione di chi opera nel mondo della cultura». Il borgo antico di Pietrelcina, la via del Rosario, la sede dell’Archeoclub d’Italia sede di Pietrelcina, il Museo Civico di Pesco Sannita, Falconaria, un giro per la città di Benevento e il musa – polo museale della tecnica e del lavoro in agricoltura. Queste solo alcune delle tappe di una giornata intensa passata a far conoscere quell’insieme di sguardi, gesti e suoni che animano il nostro territorio. Un viaggio che ha visto come punto di partenza un Convegno incentrato sull’importanza dei Beni Demo-etno-antropologici tenutosi venerdì nel paese di San Pio in collaborazione con il Forum dei Giovani, il Comune, la Pro Loco e l’Informa giovani. «Se, domani, facendo delle ricerche scoprissimo un Caravaggio, in questo paese si creerebbero code interminabili di studiosi, storici e turisti – ha continuato il professore Ugo Vuoso – allora perché non dare tanta importanza a tutto quel bagaglio culturale che fa parte della nostra identità, come canti, favole, tradizioni? Perché sullo schema dei Presìdi Slow Food legati al cibo non creare ancore di salvezza volti a recuperare i lavori propri del nostro passato?». Recupero dei lavori del passato, registrazione e trascrizione di favole, canti, racconti e tutto il sapere legato alla tradizione contadina. Ma anche oggetti del passato, abiti e prodotti tipici. Su questi punti IDEAS è ormai da tempo attiva e proprio perciò da ormai sei anni cerca di dare fiato alle numerose voci silenziate presenti nel territorio sannita. «Recuperare le nostre tradizioni è sicuramente un’urgenza culturale – ha affermato Mario De Tommasi - non certo per evocare il fascino esotico di rituali “incontaminati” ed “autentici” o perché si immaginano aree da tutelare, ma, al contrario, per sottolineare che l’importanza e la centralità di una determinata manifestazione di cultura popolare spesso è il frutto dell’incontro tra lo sguardo esterno, la storicità e la mobilità della stessa cultura».