Presentato il 9 gennaio presso l’auditorium del Museo del Sannio di Benevento il libro “Il caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato” del giornalista Edoardo Montolli (Aliberti editore).
Ad introdurre la presentazione è stato Gabriele Corona, presidente dell’associazione Altrabenevento, che ha promosso l’iniziativa. “Genchi – ha spiegato Corona – ha lavorato con De Magistris nell’ambito dell’inchiesta “Why not” ed è in quell’ambito che è entrato, per così dire, in contatto con la cosiddetta nuova P2, con un mix di politici, affaristi, massoni, magistrati ed altro. L’archivio segreto di Genchi è stata una frottola colossale avanzata da Berlusconi e subito fatta propria dal mondo dell’informazione e dalla politica, senza alcuna distinzione di schieramento. L’archivio delle intercettazioni, in realtà, non esiste poiché si tratta solo di dati relativi ai tabulati telefonici e la loro analisi incrociata. Una bufala, insomma”.
Corona si è poi soffermato sulla situazione locale: “Il nostro territorio è immune da questi fenomeni? Non credo. Basti pensare all’omicidio di stampo camorristico avvenuto al rione Libertà o alla vicenda delle estorsioni organizzate da un noto clan locale all’interno del reparto di Psichiatria dell’ospedale “Rummo”. Nel nostro tribunale ci sono magistrati che portano avanti con dedizione ed impegno il proprio lavoro. Purtroppo i tempi dei processi sono lunghi e, spesso, diventano un incentivo a delinquere poiché è facile che scatti la prescrizione”.
Successivamente è intervenuta Sandra Sandrucci dell’associazione Altrabenevento, che rivolgendosi a Genchi ha affermato: “Grazie per averci raccontato fatti e misfatti avvenuti ai danni dei cittadini attraverso la ricostruzione di chi, come lei, ha partecipato in prima persona alle indagini più importanti di questi anni. Fatti e misfatti di cui si sono resi protagonisti mafiosi, politici, affaristi, massoni, magistrati corrotti e, persino, poliziotti e carabinieri. E rispetto ai quali non c’è, quasi mai, un colpevole. Il paese – ha concluso Sandrucci – ha bisogno di persone che come Genchi credono nella giustizia e nella libertà. O di persone come la nostra coraggiosa concittadina Gabriella Nuzzi, uno dei magistrati della procura di Salerno clamorosamente trasferiti dal Csm per le vicende legate all’inchiesta “Why not”.
Particolarmente atteso ed apprezzato è stato, infine, l’intervento di Gioacchino Genchi: “Non rappresento nessuno: né un partito, né una coalizione, Non vendo nulla, neanche il libro che ho contribuito a scrivere. Ho, infatti, rinunciato ai diritti ed ho preteso che il prezzo di copertina non superasse il costo di 20 euro in modo che potessero acquistarlo anche i giovani, che mi sono stati sempre vicini. Per una vita sono stato al servizio dello Stato, senza mai apparire. Non ho mai chiesto favori, né mi sono chinato di fronte ai potenti. Ho semplicemente fatto il mio lavoro con scrupolo. Anche con Mastella, come sempre nella mia vita, mi sono impegnato affinchè il principio di uguaglianza di fronte alla legge fosse rispettato. Bisogna sempre ricordarsi dell’obbligatorietà dell’azione penale, che esiste per tutti”.
E sempre a proposito del leader dell’Udeur ha aggiunto: “Mastella, quello dei rapporti e dei tanti contatti telefonici con Campanella, ha svuotato le procure dei migliori magistrati e se li è portati al ministero. Poi dalle indagini di Catanzaro è spuntato il suo nome, il nome del ministro della Giustizia in carica, e quello del figlio Pellegrino, che utilizzava una scheda telefonica intestata alla Camera dei deputati. A quel punto siamo stati travolti tutti. Abbiamo pagato il prezzo per aver svolto indagini sui potenti. Comunque, non avrei problemi ad avere un faccia a faccia pubblico con Mastella, anche qui nella sua terra. Diversi giornalisti finora hanno provato a metterci di fronte ma l’ex Guardasigilli non ha mai accettato il confronto. Non dispero di poterlo fare in futuro proprio qui a Benevento”.