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direttore Antonio De Cristofaro

Orlando: ho contribuito a far nascere il Pdl, ma per me ora è un momento di grande confusione

Scritto da il 5 agosto 2010 alle 11:19 e archiviato sotto la voce Attualità. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

 Una premessa è doverosa, visti i tempi che corrono: le brevi riflessioni che mi accingo a fare sono da ritenersi a titolo personale e non nel ruolo e nella funzione di Capogruppo PdL che ancora continuo ad esercitare con impegno e costanza. Da un po’ di tempo teorizzo un cambiamento, una “svolta” nel modo di esaminare i problemi e ricercare le soluzioni, attività (questa) che dovrebbe essere alla base del fare quotidiano di chi si interessa di politica. Ho, in tal senso, dedicato molti anni della mia vita a cercare di concretizzare ciò in cui credevo, nella speranza di essere utile agli altri, acquisendo informazioni, condividendo percorsi, lottando per cercare di far superare le difficoltà e alimentando continuamente la dialettica che è la base della democrazia. Dai manifesti incollati di notte, ai cortei, dai brutti ricordi dei cosiddetti anni di piombo, alle belle giornate del riscatto e della vittoria. Ho vissuto l’esperienza politica sia da militante che da dirigente, sia in maggioranza che all’opposizione. Ho avuto anche l’occasione di poter governare i processi attraverso la nomina ad Assessore alla Cultura, che mi ha gratificato e di cui continuerò per sempre ad essere grato a chi, all’epoca, decise di avere fiducia nella mia persona. Fiducia, credo, ripagata! Ora, diciamocela tutta, il momento non è semplice. Per chi come me ha, da delegato, collaborato a dar vita al PdL cercando di “archiviare” la propria storia e credendo in una nuova sfida per la creazione di un grande movimento capace di determinare riforme e sviluppo per la nostra Nazione, il momento è di grande…confusione. Non intendo impantanarmi in sterili polemiche personalistiche, ma credo necessario fare delle considerazioni che nascono proprio da una esigenza diametralmente opposta. I cittadini, infatti, guardano ai partiti con sempre maggiore scetticismo.
     Essi vorrebbero, prioritariamente, capire come realmente va l’economia, cosa ci attende in autunno, quali le prospettive occupazionali per i più giovani e quali gli accorgimenti per coloro i quali perderanno il lavoro, quali le linee guida per un possibile sviluppo e quali le prospettive di un federalismo che cambierà le regole del gioco. Questi solo alcuni emblematici esempi a cui non possono non affiancarsi questioni di principio come quelle dell’unità nazionale e/o della indiscutibile lotta al malaffare. In questo contesto, facilmente riscontrabile per chi vive tra la gente, dunque, è necessario riprendere a discutere, rilanciare temi forti e costruire progettualità all’altezza dei tempi. Solo un popolo unito può farlo, solo una comunità che rispetti la libertà dei singoli e che lotti per la propria “libertà”. Una comunità che sappia territorialmente esprimere nuova classe dirigente e sappia mettere in campo energie e soggetti scelti attraverso una selezione realmente meritocratica. Ribadisco con forza, in tal senso, il mio punto di vista: ciò sarà possibile solo attraverso un equilibrato confronto tra la saggezza di chi ha esperienze e l’entusiasmo di chi vuol battersi per cambiare…davvero. Per essere ancora più chiaro, non è possibile articolare ragionamenti basati esclusivamente su principi anagrafici, perché il tempo, si sa, passa per tutti. Solo se si saprà essere umili ed incisivi, solo se si avrà il coraggio di rimettersi in discussione, solo se si selezioneranno giovani e meno giovani in funzione delle loro idee, solo se si vorrà realmente una contaminazione di tali idee, solo se ci saranno i luoghi dove poterle esprimere ed implementare, solo se si darà vita ad un movimento realmente riformista, lungimirante, concreto… si potrà continuare un percorso che non sia esclusivamente sommatoria di soggetti, sterile suddivisione in percentuali o esclusivo momento elettorale. E’ questa la vera sfida, è questo il bivio: ognuno si assuma, in tal senso, le proprie responsabilità.

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