di Edoardo Porcaro
Quello alla prostata è il tumore più frequente nel sesso maschile e la seconda causa di morte dopo quello del polmone, ma una diagnosi precoce può salvare la vita.
E’ emerso nel corso di un convegno della Società Italiana di Urologia (Siu), che ha lanciato un forte messaggio sull’importanza della prevenzione e un appello rivolto agli uomini: “dopo i 50 anni, bisogna andare dall’urologo una volta all’anno per sottoporsi ad un semplice prelievo di sangue per eseguire il test del Psa. La lotta contro il cancro della prostata si vince sul tempo”.
“In Italia ogni anno – ha affermato il presidente della Siu, Francesco Rocco – si registrano oltre 30 mila nuovi casi di cancro della prostata e 8 mila decessi legati a questa patologia, e tali numeri sono destinati ad aumentare in futuro. Si tratta, contrariamente a quanto si vuol far credere con pericolosi messaggi che screditano l’importanza di una costante attenzione al proprio stato di salute, di una patologia ad elevata incidenza, aggressiva e mortale”.
Per la Società Italiana di Urologia è preoccupante quindi il fatto che, secondo recenti dati Istat, in Italia solo il 25% della popolazione maschile si sottopone ad una visita specialistica a carattere esclusivamente preventivo.
Di questo 25%, solo il 3.5 % ha effettuato una visita specialistica urologica. Gli uomini, secondo quanto è emerso nel corso del convegno, dovrebbero imparare dalle proprie compagne il valore della prevenzione. Si stima che almeno il 70.9% delle donne italiane tra i 25 e i 64 anni ha effettuato il Pap Test almeno una volta, e che il 71% di quelle tra i 50 e i 69, popolazione target per lo screening del tumore della mammella, ha effettuato almeno una mammografia.
“La corretta informazione e la diagnosi precoce – ha spiegato il segretario generale della Siu, Vincenzo Mirone – sono le due armi principali. Scoprire la patologia in fase iniziale consente al medico di valutare la migliore strategia terapeutica da mettere in atto per raggiungere la guarigione e mantenere elevata la qualità di vita del paziente”.
Secondo la Società italiana di Urologia non esiste ad oggi, alcun esame che da solo consenta di diagnosticare con certezza un cancro della prostata. Perchè si possa riconoscere precocemente una neoplasia prostatica è necessario avere in mano tre elementi: il dosaggio del Psa, l’esplorazione digito-rettale della prostata e una valutazione ecografica della ghiandola. Ciascuno di questi elementi è parte essenziale del processo diagnostico e non può prescindere dagli altri due: solo la combinazione di queste tre informazioni potrà guidare la decisione clinica finale, individuare le forme più aggressive di tumore e scegliere le terapie salvaguardando la qualità di vita del paziente.
“Naturalmente, sarà compito dell’urologo – ha aggiunto Mirone – valutare se un eventuale innalzamento del valori del Psa sia legato all’aumento di volume della prostata, ad una patologia infiammatoria o ad un tumore della ghiandola. E’ tuttavia di grande importanza rilevare che eseguire periodicamente, sempre su consiglio del proprio medico, il dosaggio del Psa consente di ridurre la mortalità cancro-specifica del 30-50%, al pari di altri test la cui efficacia e’ universalmente accettata, quali la mammografia per il cancro del seno e la ricerca del sangue occulto nelle feci per il cancro del colon-retto”.