E´ arrivata la stangata. Una manovra pesantissima che colpisce i giovani, i
lavoratori, in particolare quelli pubblici, determina il licenziamento di
decine di migliaia di precari, taglia le risorse alle regioni e quindi al
welfare, toglie autonomia agli enti di ricerca che forniscono i dati sulla
situazione sociale del Paese. Una manovra con effetti depressivi, che aggrava
la crisi e contemporaneamente ne scarica i costi sul mondo del lavoro
complessivamente inteso: giovani, disoccupati, precari, lavoratori,
pensionati”. Così il Comitato insegnanti precari Sanniti, il Partito della Rifondazione Comunista, la Federazione della Sinistra ed il Centro Sociale Depistaggio, che criticano aspramente la manovra finanziaria del Governo.
“A breve scadrà ogni forma di ammortizzatore sociale che insieme al dilagare
di un
precariato senza speranze, ai tagli impressionanti dei servizi sociali, al
massacro nella scuola pubblica (41 mila posti di lavoro in meno per
settembre), all’
l´espulsione in massa del precariato scolastico, alla mobilità dei lavoratori
dei consorzi e il loro probabile licenziamento ò all´incessante attacco al
pubblico impiego, alla crescita a dismisura dell´evasione fiscale ,al
dilagare della corruzione e della pressione del fisco sui salari e sulle
pensioni renderà la vita sempre più intollerabile e poco dignitosa. In più,
il governo vuole imporre una nuova
legislazione del lavoro (il Collegato al Lavoro, in formale riscrittura dopo
il
rinvio di Napolitano alle Camere) per togliere le residue garanzie giuridiche
a
milioni di lavoratori eliminando il freno dell´art.18 dello Statuto dei
Lavoratori, attraverso l´arbitrato concertato con i sindacati complici; e
annuncia ulteriori attacchi al diritto di sciopero, continuando a negare
rappresentanza e diritti ai sindacati di base, nonché la riscrittura dello
Statuto dei lavoratori per cancellarne definitivamente funzione e portata.Una
vera manovra di classe, condita da alcune insignificanti misure
propagandistiche che servono solo a gettare fumo negli occhi.
Il punto è che i governi europei hanno deciso di utilizzare lo spauracchio
della speculazione per ottenere il vero obiettivo, che è quello di demolire
il
welfare e ridurre ulteriormente il costo del lavoro in Europa. I governi non
sono impegnati in una titanica lotta contro la speculazione, ma semplicemente
la utilizzano per giustificare il massacro sociale. Come negli anni ´90 l´
ingresso nell´Euro è stato usato per un generalizzato attacco contro i
lavoratori, oggi viene usata la speculazione. Un fantomatico nemico esterno
viene evocato per sconfiggere il nemico interno: i lavoratori.
Questa manovra non ci fa uscire dalla crisi ma la aggrava, ponendo le
condizioni per subire domani altre stangate.
Sperare che l´accettazione dei tagli e dei licenziamenti serva a far passare
la crisi sarebbe suicida.L´unica via di salvezza è la crescita rapida della
solidarietà e dell´unità nella lotta contro i poteri economici e politici
europei che vogliono continuare a far pagare i costi della crisi ai salariati
e
ai settori popolari. Solo una generale mobilitazione europea, coordinata
dalle
forze anti-liberiste, da coloro che ritengono possibile un altro mondo non
fondato sul profitto, sulla mercificazione globale e sul dominio del mercato,
in una stretta alleanza tra forze sindacali alternative, politiche e sociali,
può modificare il corso degli eventi.
Dobbiamo dire con chiarezza che la difesa del welfare, dei diritti e dei
salari dei lavoratori, dell´occupazione contro ogni licenziamento,
costituisce
l´unico modo per difendere gli interessi generali della società e l´unica via
di uscita dalla crisi.
Per questo sabato 5 Giugno saremo in piazza con il sindacalismo di base e con
la Gilda degli Insegnanti a manifestare
a Roma e lunedì 7 giugno saremo con i lavoratori dei consorzi a sostenere la
loro vertenza.
NO ai licenziamenti, all´attacco alla spesa sociale e ai lavoratori pubblici,
SI alla tutela dei pensionati, dei precari, dei disoccupati.
Tassiamo i grandi patrimoni e le operazioni finanziarie; non un euro o un
posto di lavoro in meno per salvare banche, finanzieri e padroni.
Respingiamo l´attacco al diritto di sciopero, ai diritti sindacali e del
lavoro, ai contratti, alle pensioni, ai beni comuni”.