Presentate presso la Sala Consiliare della Provincia di Benevento, alla Rocca dei Rettori, le linee di Piano regionale per 2010-2013 sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti alla presenza dell’assessore regionale all’ambiente, Walter Ganapini, e del suo omologo provinciale, Gianluca Aceto. Nella Sala era presente un folto pubblico, composto in gran parte dai lavoratori dei Consorzi, ma anche dai sindaci e dai rappresentanti sindacali.
La riunione si è aperta con un intervento proprio di quest’ultimo.
Aceto ha affermato, preliminarmente, che, nonostante l’approvazione e conversione del decreto legge n. 195 del 2009, ancora non è consentito parlare di provincializzazione del ciclo rifiuti perché la gestione è in parte ancora affidata ai Comuni in regime di transitorietà. La Provincia per ora interviene solo per la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, con i gravi problemi di franosità e di inquinamento che la caratterizzano, e per lo STIR di Casalduni.
La questione dei lavoratori dei Consorzi, ha detto Aceto, è molto grave: abbiamo in questi giorni delineato un percorso per uscire da questa situazione per la quale abbiamo chiesto un parere all’Avvocatura di Stato circa la questione dell’assunzione dei dipendenti. Restano inoltre gravi problemi sulla prosecuzione dei servizi ed ha annunciato, in relazione al predisponendo Piano provinciale dei rifiuti, un ulteriore giro di consultazione con i sindaci del Sannio. Quanto alle linee guida del ciclo dei rifiuti approvate dalla Regione, Aceto ha detto che occorre un lavoro serio ed approfondito sull’impiantistica locale in un contesto di compatibilità economiche al fine di consentire la loro attuazione.
La Provincia di Benevento vuole fare a meno della tecnologia dell’incenerimento dei rifiuti – ha precisato Aceto, privilegiando le tecnologie a freddo e avendo a sostegno del sistema lo STIR di Casalduni, opportunamente ristrutturato con investimenti ancora da quantificare. L’obiettivo, per la Provincia di Benevento, è la riduzione del quantitativo di materiale da depositare in discarica – come nel Piano delle linee guida regionali. Ciò anche in relazione alla necessità urgente di non portare più rifiuti alla discarica di Sant’Arcangelo Trimonte: già oggi la quantità depositata giornalmente si è dimezzata arrivando a 200 ton/die, riducendo drasticamente quella provenienti da fuori provincia.
Questo sforzo darebbe, ha detto Aceto, una certa tranquillità anche riguardo ai tempi per mettere il Sannio a regime e cioè giungere alla provincializzazione intera della gestione. L’assessore Aceto ha concluso dicendo che la situazione attuale resta comunque delicatissima perché ci troviamo su un crinale: c’è la possibilità di ripiombare nell’emergenza se non si lavora con senso di responsabilità da parte di tutti.
Ha preso quindi la parola l’assessore regionale Walter Ganapini.
Egli ha definito un “carrozzone autoreferenziale” il Commissariamento che ha contribuito a mantenere in vita le condizioni dell’emergenza e a macinare debiti non intervendo a risolvere alla radice i problemi. In questi ultimi tempi, mentre il Prefetto di Napoli ha sottratto alla camorra la discarica di Pianura, si è comunque usciti da una fase di più acuta crisi. Il futuro, ora, ha detto Ganapini sta nelle mani delle Province e degli enti locali: la Campania ha le carte in regola per uscire dalla emergenza. Tuttavia, ha continuato Ganapini, siamo prossimi alla condanna da parte dell’Europa per la procedura di infrazione: quante più cose in positivo riusciremo a dimostrare nei confronti dell’Europa, avremo da pagare una minore multa.
Ma, ancora, ha detto Ganapini, siamo in mora come Paese per gli incentivi di Stato per gli inceneritori: nonostante ciò, Ganapini si è detto ottimista sul fatto che la regione può farcela. Nel Sannio si è dimostrato che si può dare un contributo per rifare la faccia e l’immagine stessa della Regione: i risultati della raccolta differenziata peraltro sono molto buoni. I numeri – certificati – sono positivi: la Campania è al 23% di raccolta differenziata. Salerno, Benevento ed Avellino sono più avanti; ma anche Caserta e Napoli stanno facendo qualcosa: oggi, ha detto Ganapini, è credibile l’obiettivo del 65% – 70% entro il 2012 di raccolta differenziata; ed è anche credibile entro la fine del 2010 toccare il 35%.
Se effettivamente raggiunto, si tratterebbe di un risultato straordinario, capace di stimolare una emulazione in positivo che potrebbe innescare anche un circolo virtuoso in tema di lavoro. Restano, ha detto Ganapini, però le 5.000 tonnellate rifiuti da residuo da allocare: la stortura del Commissariamento ha causato l’inversione dei parametri europei perché gli STIR funzionano bene dappertutto, eccetto che in Campania, perché dappertutto essi trattano non rifiuti indifferenziati: viceversa in Campania essi non funzionano bene, perché trattano proprio l’indifferenziata e sono andati avanti solo grazie al lavoro dei dipendenti degli stessi. Gli STIR campani però rappresentano un grosso valore che possono trattare ben 8.500 tonnellate a fronte appunto delle sole 5.000 prodotte.
Ora, però anche in Campania, ha detto Ganapini si parla di trattamento meccanico biologico del rifiuto residuo, separando l’umido dal secco, riducendo dunque sensibilmente la quantità del residuo da portare a discarica. L’obiettivo sarebbe quello di portare parte di questo residuo per il risanamento ambientale; inoltre, l’inceneritore di Acerra può bruciare 2.000 tonnellate di rifiuti: dal punto di vista teorico, dunque, Acerra potrebbe essere più che sufficiente per trattare la quota del residuo. Quanto alla parte organica del rifiuto, Ganapini ha ricordato che questo viene ancora oggi trasportato persino a Lodi: eppure abbiamo dodici impianti disponibili per il trattamento del compost che dovrebbero essere sufficienti. Ganapini ha poi elencate altre due forti criticità: rimane, infatti, il problema delle ecoballe accatastate in varie aree della Campania e la questione di debiti di 2 miliardi di Euro creato, ha detto l’assessore, generato dal Commissariato.
Secondo l’assessore, il debito deve essere trasferito nel Bilancio dello Stato, essendo appunto la struttura che li ha generati dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Consiglio regionale della Campania ha fatto bene – ha detto ancora Ganapini – a scegliere a voti unanimi la autonomia provinciale della gestione del rifiuti: si tratta di una scelta adeguata, anche per responsabilizzare e nello stesso tempo tenere distinti i rifiuti. La scelta della gestione delle Società provinciali possono essere sia pubbliche che private; ma occorre che il Sannio non si fermi. Non ha senso separare – ha spiegato Ganapini – la raccolta dal trattamento dei rifiuti; occorre la gestione integrata del ciclo senza distinzioni.
La normativa, però, è in evoluzione continua e ci sono tutti gli elementi per interpretarla adeguatamente in una logica di sussidiarietà, dando vita nel Sannio ad una struttura che unisca in sé tutte le fasi gestionali. La TARSU non deve essere più evasa – ha esortato Ganapini; quanto ai lavoratori dei Consorzi, l’assessore ha ricordato che in realtà territoriali come quella sannita si può fare uno sforzo perché si possa andare avanti. C’è un aspetto preoccupante del decreto legge 195, ha aggiunto Ganapini: non si può creare un elemento di crisi nel tessuto del Sannio rispetto alla questione degli addetti dei Consorzi e prevedere a Caserta l’assunzione in soprannumero. Abbiamo posto con forza – ha detto Ganapini – questa questione di legalità e di trasparenza. La situazione di Caserta pesano dubbi pesanti: come si può tirare il collo qui nel Sannio – si è chiesto l’assessore regionale – e stabilizzare invece nel casertano il soprannumero che si è venuto a creare con pesanti sospetti di illegalità?
Ganapini quindi ha detto che occorre fare ogni sforzo perché venga fuori quanto ha accertato la Corte d’Appello di Napoli allorché nominò una Commissione per una valutazione economica degli STIR campani: ebbene, essa stabilì che, applicando determinate metodologie di calcolo, il valore degli impianti è complessivamente pari a 400 milioni di Euro; dunque Casalduni ha un valore intrinseco di 20-30 milioni di Euro. I gestori delle Società provinciali devono avere in mano questi numeri per poter contrattare nel Piano provinciale il patrimonio disponibile di mezzi e risorse. E’ necessario infine, ha concluso Ganapini, che l’Azienda locale di gestione del ciclo rifiuti parta e che cominci a macinare lavoro, con logica aziendale per porre sul corretto binario tutta la gestione del ciclo.
E’ seguito un dibattito cui tra g,li altri hanno preso parte i sindaci di Buonalbergo, Campoli Monte Taburno, Montesarchio, Castelvenere, San Giorgio del Sannio; i rappresentanti dei sindacati Guidotti e Venditti per i lavoratori dei Consorzi; e Petrillo, segretario generale provinciale della CISL; il responsabile del WWF locale Campolongo.