Sulla evasione dei quattro detenuti (oggi tutti maggiorenni), due dei quali accusati anche di omicidio, avvenuta ieri sera nel carcere minorile di Airola (Benevento) la procura della Repubblica di Benevento ha aperto un’inchiesta. Le indagini saranno portate avanti dai carabinieri mentre la polizia penitenziaria ne ha avviata un’altra interna. A distanza di dodici ore viene intanto ricostruita con maggiore precisione l’evasione dei quattro detenuti, tutti originari del napoletano. L’evasione è stata preceduta da una finta sommossa. Approfittando della pausa cena, i quattro detenuti sono riusciti ad immobilizzare due guardie carcerarie nel refettorio, aggredendole con pugni al volto. Impossessatisi delle chiavi di uno degli agenti di custodia, i quattro sono usciti dal portone e sono riusciti a impadronirsi di un’auto, una Lancia ‘Musa’. Percorrono pochi metri: grazie all’antifurto satellitare l’auto si blocca. I quattro scendono e bloccano un’Alfa 156. L’autista viene scaraventato fuori dall’abitacolo con violenza. I detenuti salgono e scappano via in un batter d’occhio. Sono immediatamente scattati i posti di blocco dei carabinieri in tutta la Valle Caudina e nelle province limitrofe. Dei quattro evasi, al momento, non si hanno notizie. Questa mattina è stata invece ritrovata nei pressi di Torre del Greco (Napoli) l’auto della fuga, l’Alfa ’156′.
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“L’evasione dal carcere minorile di Airola di quattro detenuti, di cui due accusati di efferati omicidi, è un fatto talmente eclatante e preoccupante che non può essere ascritto solo nell’ambito della cronaca nera”. Il giorno dopo la clamorosa evasione dei quattro ragazzi dall’ Ipm di Airola, Eugenio Sarno, segretario generale della UilPa Penitenziari torna sull’argomento sottolineando come le difficoltà del sistema penitenziario abbiamo diretta attinenza con la sicurezza dei cittadini “Siamo sollevati dalla notizia che i nostri tre colleghi siano stati dimessi dall’ospedale e che le loro condizioni fisiche non siano preoccupanti. Di contro il morale del personale di Airola non può essere, comprensibilmente, dei migliori. Vogliamo credere che ora non si facciano volare gli stracci. Riteniamo che vi sano precise responsabilità e pretendiamo che i responsabili siano perseguiti in via amministrativa e, se del caso, in via penale. E’ inimmaginabile che le deficienze di un sistema oramai alla deriva e prossimo alla completa implosione possa incidere così negativamente sulla sicurezza pubblica. Perché è ora che si comprenda fino in fondo che il penitenziario è parte integrante del sistema sicurezza del Paese”, aggiunge Sarno. “Conseguentemente occorre fare delle scelte chiare e non contraddittorie. Ribadiamo ancora una volta che oggi il carcere non assolve a nessuna delle proprie funzioni peculiari. Non garantisce sicurezza perché le gravi deficienze organiche del personale di polizia penitenziaria e l’esiguità delle risorse strumentali hanno determinato un preoccupatissimo abbassamento dei livelli di sicurezza, come dimostrano le tante evasioni registrate negli ultimi mesi. Non garantisce – prosegue Sarno – nemmeno il recupero del condannato perché il trattamento intramoenia appartiene, oramai, solo ai libri di testo e alle buone intenzioni. Non garantisce reinserimento sociale perché si negano vere politiche di reintegro sociale. Non solo”. A giudizio di Sarno “l’ attuale condizione di sovrappopolamento, con i circa 65mila detenuti a fronte dei 43mila possibili, afferma l’ inciviltà della detenzione. Le condizioni di lavoro per gli operatori sono critiche e penalizzanti. E’ ora che si tiri fuori la testa dalla sabbia e si cominci a guardare verso un mondo marginalizzato e ignorato, salvo le pruriginose ipocrisie di chi sporadicamente , mediaticamente presta l’occasionale attenzione al pianeta carcere. Oggi bisogna prendere atto, lo dico soprattutto al ministro Alfano, che il sistema penitenziario è un sistema criminogeno. Gli istituti penitenziari sono di nuovo scuola di crimine e terreno fertile per affiliazioni alle organizzazioni del crimine organizzato”.