C’è qualche timido progresso, per esempio nella qualità dell’aria (che comunque desta sempre preoccupazione in diversi casi) e nella quota di raccolta differenziata dei rifiuti.
Ma non muta sostanzialmente la fotografia dell’ambiente nelle città italiane: rimangono indietro, soprattutto se si guarda all’utilizzo di strumenti realmente in grado di incidere. Legambiente – che cura con Ambiente Italia il rapporto Ecosistema urbano, giunto alla 16ª edizione e al centro di questo Dossier – non usa mezzi termini e si spinge oltre, parlando di «vistoso rallentamento delle politiche ambientali urbane».
Poi, naturalmente, bisogna distinguere da caso a caso. La stessa organizzazione ricorre a una metafora “zoologica” per dire – ad esempio – che ci sono città lepri (in anticipo sui tempi per le soluzioni adottate) e città tartarughe, città formiche (capaci di costruire nel tempo un solido piedistallo ambientale) e città cicale. Le singole graduatorie pubblicate nel Dossier forniscono numerosi esempi di ognuna di queste tipologie.
Nord al comando
In una classifica generale risistemata in alcuni parametri, spicca il successo del Nord del paese. Il podio è tutto settentrionale. Verbania prevale di misura su Belluno (prima nelle due precedenti edizioni) e, con un margine un po’ più ampio, su Parma. Sono del Nord nove delle prime dieci città. Il Centro è rappresentato da Siena, quinta, preceduta da Bolzano e seguita da Trento e Savona. La Liguria piazza nella top ten anche La Spezia, ottava, e pure l’Emilia Romagna colloca due città fra le prime dieci: oltre a Parma c’è Bologna, che con il suo nono posto ottiene il risultato migliore nel gruppo che ricomprende sia le quattro aree metropolitane sia le altre città con più di 200mila abitanti. La decima posizione va a Gorizia.
Mezzogiorno in affanno
Sono accettabili i piazzamenti delle città del Centro, con otto rappresentanti nelle prime 30, mentre in questa fascia della classifica Sud e isole piazzano solo Cagliari, 29ª. Al di sopra della media italiana il Mezzogiorno piazza anche Salerno (34ª), Campobasso (39ª), Potenza (40ª), Matera (42ª), Chieti (43ª) e Sassari (49ª).
Nelle singole classifiche non mancano le eccellenze: Matera centra addirittura un tris, risultando prima per consumi elettrici domestici ridotti, quantità più bassa di biossido di azoto nell’aria e di rifiuti prodotti. Ma i risultati generali del Meridione sono sconfortanti, soprattutto per quanto riguarda la Sicilia, che ha sei città nelle ultime 10. Frosinone, l’anno scorso ultima in assoluto, finisce 100ª e ha il peggior piazzamento tra le città del Centro (l’ultima del Nord è invece Imperia, 87ª).
Le metropoli
Tra le quattro aree metropolitane, Milano (46ª in termini assoluti) è quella che si colloca più in alto, come nell’edizione precedente. Il capoluogo lombardo cresce positivamente in diversi indici, soprattutto per i trasporti pubblici e i consumi idrici, elettrici e di carburante. In controtendenza l’aumento – abbastanza ridotto – dei giorni di superamento dell’ozono e dei chili di rifiuti prodotti.
Più indietro, e al di sotto della media italiana, arrivano Roma (62ª), Torino (77ª, con una delle situazioni più critiche tra le città del Nord Italia) e Napoli, che non va oltre l’89° posto, il peggiore piazzamento tra quelli dei capoluoghi campani.
Benevento
Il capoluogo sannita recupera ben 29 posizioni rispetto alla graduatoria dello scorso anno: dal 100° posto al 71°, con 45,887 punti (la media nazionale è pari a 49,08).
Benevento si piazza al secondo posto tra i capoluoghi di provincia della Campania dietro Salerno che fa registrare grossi progressi con il suo 34° posto. Seguono Avellino (80° posto), Caserta (83°) e Napoli (89°).