Storia molto travagliata, irta di difficoltà e piena zeppa di ricorsi storici quella dell’Arezzo: il 10 settembre 1923 viene fondato lo “Juventus Foot Ball Club Arezzo” (in onore di quella Juventus di cui sono tifosi 2 dei soci fondatori) che nel ‘30 si trasforma in “Unione Sportiva Arezzo”. Prima crisi nel 33/34 con lo scioglimento della società che durante il fascismo si ricostituisce come “Littoria” prima e “Fascio Giovanile Arezzo” poi, partecipando alla serie C. Nel dopoguerra la squadra diventa “U.S. Arezzo” e conosce il massimo della notorietà il 3 marzo ‘48 quando incontra in amichevole a Firenze l’Italia di Pozzo, composta quasi esclusivamente dal Grande Torino: 4-4 il clamoroso finale. Nel ‘53 altro momento buio con crisi economica e conseguente retrocessione in Promozione. Nel ‘58 la squadra riconquista la serie C per poi arrivare nel 65/66 alla prima storica promozione in B dove, però, resta una sola stagione. Nel 68/69 seconda promozione in B; nel 71/72 nelle sue fila brilla la stella di un grande goleador : Ciccio Graziani. Nell’81 l’Arezzo vince la Coppa Italia di C e nell’81/82 ritorna in serie B dove nell’83/84 disputa il suo migliore torneo con il 5° posto finale, ad un passo da una storica promozione. Nell’87/88 nuova retrocessione ma il peggio arriva il 17 aprile ‘93: viene dichiarato il fallimento con la squadra subito estromessa dalla C1 e con quasi tutti gli elementi della rosa che cercano altra sistemazione. Quando tutto sembra perduto ecco il primo dei ricorsi storici: Ciccio Graziani a capo di una cordata riesce ad iscrivere l’Associazione Calcio Arezzo al CND. Sotto la presidenza dell’ex goleador e con la guida tecnica di Cosmi la squadra ritorna in C2 nel 95/96 e in C1 nel 97/98. Tra alti e bassi si arriva al 2003/04 quando mister Somma riporta la squadra in quella B da dove mancava da 16 anni. Altro ricorso storico: l’uragano Calciopoli travolge anche l’Arezzo, viene fuori una combine con la Salernitana che fa temere il peggio. Ma la C.A.F. iscrive la società in B anche se con 6 punti di penalizzazione. Per salvarsi ai toscani di mister Antonio Conte serve un’impresa che sembra materializzarsi alla vigilia dell’ultimo turno: l’Arezzo deve solo vincere sul campo di un Treviso già salvo e sperare che lo Spezia non vada oltre il pareggio a Torino contro la Juventus. Gli amaranto fanno per intero il loro dovere andando a vincere 3-1 mentre a pochi istanti dal termine Juve-Spezia è ferma sul 2-2: ma il destino è in agguato e ad un minuto dal termine lo spezino Padoin segna quel gol che ricaccia in C l’Arezzo. Quella Juventus che ne aveva ispirato la nascita nel 1923, dopo 83 anni ne decreta la fine: l’Arezzo ritorna in C1 dove tuttora milita. Dopo 30 turni la squadra è quinta con 51 punti : 14 le vittorie, 9 i pareggi e 7 le sconfitte, 49 gol fatti e 33 subiti. Buono anche il rendimento esterno: le vittorie sono 5, 5 i pareggi ed altrettanto le sconfitte, 20 gol segnati e 19 subiti. La squadra di mister Cari (rientrato il 7 aprile dopo un breve interregno di Ugolotti) dopo aver attuato per quasi tutta la stagione il 4/2/3/1, nelle ultime uscite si schiera con un classico 4/4/2 con Botticella tra i pali, in difesa Bricca, Terra, Doga e Fanucci, a centrocampo Matute, Beati, Croce e Bondi, in attacco Chianese e Baclet. E’ un 4/4/2 abbastanza elastico poiché all’occorrenza Bondi può fungere da terza punta. Immediati rincalzi sono: Paoletti, Ambrogioni, Conte, Grillo, Cavagna, Togni, Lauria, Turienzo e Vigna. Se la partita di andata verrà ricordata come la partita dei rigori ( ben 3 quelli fischiati da Giancola di Vasto contro i giallorossi), dopo la sconfitta di Gallipoli e con la necessità per i sanniti di assicurarsi i play-off, domenica la vittoria per il Benevento dovrà essere di rigore.
Renato De Toma