‘A circa una settimana dal ferimento del Presidente del Consiglio, a cui facciamo gli auguri di una pronta e totale guarigione, esprimiamo alcune considerazioni su quanto accaduto’. E’ quanto scrive in una nota Luigi De Nigris, Consigliere comunale d’Italia dei Valori.
‘La prima (la più scontata). Ogni episodio di violenza fisica, verbale, psicologica deve essere condannato ed avere la stessa risonanza mediatica. Sia che la vittima sia un bianco o un nero, una persona nota o anonima, potente o debole, ricca o povera, regolare o clandestina, libera o detenuta. Ci chiediamo però: quante persone sanno, o ricordano, che lo scorso anno un poliziotto, Daniele Macciantelli, è stato ucciso da un giovane malato di mente mentre cercava di calmarlo nella sua abitazione di Genova ? La vita di questo giovane vale meno del ferimento di un Premier ?
La seconda (la più simbolica). La faccia insanguinata di Berlusconi è stata esposta con insistenza da tutte le televisioni ed i giornali del mondo. Fatta vedere e rivedere come le Torri Gemelle dopo l’attentato dell’11 settembre. Una scelta che non ha contribuito a rasserenare il clima di agitazione o di isterica esaltazione ma che, al contrario, come avviene in molti riti religiosi, ne ha aumentato la sua forza simbolica. Il Presidente del Consiglio, piuttosto che attenersi ai rigidi protocolli di sicurezza, ha preferito mostrarsi. Forse memore delle parole dell’Apostolo Paolo, che nella lettera ai Romani esorta i “fratelli a presentare i corpi in sacrificio vivente”, ha voluto evidenziare al mondo intero che da oggi il suo martirio non è più solo giudiziario ma anche di sangue.
Infine la terza (la più amara). Nessuna solidarietà è stata espressa alla famiglia Tartaglia. Una famiglia che nel momento di maggior bisogno si è sentita sola – e per giunta colpevole agli occhi del mondo – per l’azione messa in atto dal figlio, un sofferente psichico. Un figlio che a quindici anni, prima che la malattia esplodesse verso i diciotto, era un alunno modello. Un adolescente tranquillo, educato, che studiava con ottimi risultati. Mai un gesto violento, una parola fuori posto. Almeno così lo descrive un suo docente, il professore Santi Raimondo. Non un comunista, ma un sostenitore di Berlusconi che quella sera anche lui al comizio.
Dai salotti televisivi e dalle dichiarazioni più o meno autorevoli nessun approfondimento sulla causa dell’insano gesto: il disagio mentale di cui soffre l’aggressore. Nessuno ha ricordato che questa malattia si alimenta e si cronicizza quando l’ambiente sociale alza le barriere dell’isolamento e dell’esclusione e che per questo non riguarda solo l’individuo o la famiglia ma coinvolge l’intera società.
Nell’Unione Europea circa il 29% dei cittadini soffre di problemi psichici, il 14% di depressione, il 16% di ansia. Circa 58 mila cittadini dell’Unione si suicidano ogni anno, più delle morti per incidenti e Aids. Un numero di circa dieci volte superiore tenta il suicidio. Sono dati al ribasso perché solo una persona su quattro si rivolge a uno specialista, solo una su tre riceve un trattamento appropriato, farmacologico o di supporto psicologico. Questa scarna statistica indica quanto il disagio mentale sia diventato una grande emergenza sociale tanto grave quanto più trascurata da istituzioni e media.
Poteva essere questa una buona occasione per discuterne. Si è preferita la spettacolarizzazione dell’evento e la strumentalizzazione politica. Accontentiamoci ! Almeno questa volta è andata bene perché non ci è scappato il morto. Solo qualche punto di sutura’.