Dai dati diffusi dall’Istat se ne deduce un calo complessivo delle retribuzioni nonostante vi siano stati incrementi contrattuali per molti lavoratori, che oscillano dal 4,2% dell’industria metalmeccanica, dello smaltimento rifiuti ed acqua fino a diventare nullo per i contratti delle telecomunicazioni, militari e forze dell’ordine.
Restano da rinnovare i contratti dei restanti lavoratori, mentre dal prossimo gennaio dovranno essere rinnovati anche tutti quelli del settore pubblico. É veramente gravissimo che servano mediamente quasi due anni per rinnovare un contratto scaduto.
Questi ritardi non solo ignorano i diritti dei lavoratori, codificati anche nell’ultimo accordo sul “nuovo” modello contrattuale, ma trasformano gli aumenti contrattuali in maggiorazioni puramente nominali, poiché ampiamente fagocitate dall’inflazione.
Il potere d’acquisto dei lavoratori va aumentato sia con aumenti contrattuali consoni proprio alle dinamiche contenute nell’accordo sottoscritto, sia con riduzione delle tasse sui salari e sulle pensioni’.