Nazzareno Orlando, capogruppo del Pdl al Comune di Benevento, dopo la nomina di Roberto Capezzone a vice coordinatore provinciale del Popolo della libertà, interviene sui contrasti interni al PdL.
‘Il popolo della Libertà – si legge nella nota – ha rappresentato per molti una vera e propria sfida, una esaltante novità. Un contenitore di valori condivisi che mirava a trasformare la nostra Nazione da terra bloccata a soggetto dinamico, da patria di tangentopoli a “paese – faro” del Mediterraneo, da asettico aggregato umano a vera e propria comunità. Il più grande partito europeo di centrodestra capace di accettare la competizione grazie alla capacità di creare nuova classe dirigente e alla saggia intuizione di fare interagire la saggezza degli “anziani” con l’energia e l’entusiasmo dei più “giovani”.
A partire dalla scelta della sua denominazione il PdL, infatti, aveva deciso di privilegiare due concetti (il popolo e la libertà) indispensabili al possibile e definitivo riscatto da una politica di casta non più apprezzata e caratterizzata dall’autoreferenzialità e dall’assenza assoluta di una etica e di uno stile, essenziali per ripartire con più convinzione verso il cambiamento progettato. Per fare ciò, occorreva ed occorre, saper guardare al futuro con i piedi ben saldi nel passato, ovvero mettere in campo nuove e più attuali proposte senza avere, però, l’arroganza di azzerare barbaricamente le esperienze maturate negli anni e costruite, anche a caro prezzo, tra difficoltà personali e lotte partecipate. In tal senso era ed è necessario ridare nuova credibilità ad un modo di fare politica che sappia mettere da parte le mire individuali e, contemporaneamente, restituisca alla lotta quotidiana i meriti che le appartengono.
Troppe sono, infatti, le emergenze, le difficoltà, le necessità dei non garantiti, i disvalori montanti e l’assenza di idee-forza per potersi ancora consentire fughe in avanti che non abbiano concreti riscontri nella realtà. Detto questo appare ovvio che quel che vale, in linea di principio, ancor di più dovrebbe valere lì dove la politica si costruisce e si pratica. La base del partito, conseguentemente, chiede a gran voce (sia a livello centrale che locale), esempi. Chiede serietà. Chiede rispetto reciproco. Chiede riforme sostanziali. Chiede capacità di gestione. Chiede meno polemiche e più fatti. Chiede di poter chiedere voti a fronte di idee entusiasmanti e di progetti chiari all’altezza della situazione complessiva. Attardarsi nelle controversie non serve a nulla. Discutere con fermezza ed anche con quella giusta dose di fuoco interiore che mai dovrebbe abbandonare chi lotta per le proprie idee è invece pratica auspicabile e, per certi versi, necessaria.
La gestione di un partito, dunque, non può e non deve limitarsi solo al rispetto del suo statuto. Il Popolo della Libertà deve saper evidenziare, in tal senso, le sue diversità. Deve costruire percorsi capaci di trovare la giusta proporzione tra sogni e progetti. Ha l’obbligo di ascoltare e proporre. Non può continuare a dilaniarsi su faccende che di politica conservano solo una leggerissima patina, bensì, deve rapidamente costruire (se possibile attraverso la tanto osannata e poco praticata meritocrazia) i suoi organismi, per proiettare al suo esterno una efficace e convincente proposta di rilancio e sviluppo territoriale che restituisca al Sannio dignità e ruolo.
Troppi, oramai, sono i segnali e gli episodi che non hanno favorito questo cammino. Ci attendono importanti battaglie per ritornare alla guida della Regione e del Comune capoluogo che non ci consentono ulteriori errori e che richiedono a gran voce, di contro, responsabilità e proposte. Il dibattito interno sia effervescente ed animato quanto la situazione esige ma, altrettanto puntuale e determinata sia la capacità di fare politica tra la gente, per vincere la vera, determinante ed unica battaglia che il momento esige: quella per il riscatto della nostra terra’.