Sul ‘Decreto Ronchi’, attualmente all’esame del Parlamento’ che prevede la privatizzazione della gestione dell’acqua, è intervenuta anche l’Adiconsum di Benevento: “È evidente – si legge nella nota – che in un servizio pubblico come l’acqua, che essendo una rete non ha concorrenti, i profitti sono facili: basta aumentare le tariffe e non fare investimenti. Questo è quello che è avvenuto in diverse realtà quando la gestione è passata dal pubblico al privato. La normativa in approvazione non garantisce i consumatori da comportamenti speculativi. Anzi, al contrario.
Il testo di legge impone anche laddove oggi c’è una gestione pubblica efficiente l’apertura al privato. Quest’ultimo non entra per fare gli investimenti, ma solo se ha certezza di ritorno di elevati utili o tramite le tariffe o tramite i lavori di appalto. È indispensabile quindi il bando di gara non solo nei confronti delle imprese che intendono gestire il servizio, ma anche delle imprese che intendono effettuare i lavori. Nel settore idrico troviamo le tariffe più varie e non sempre quelle più costose sono legate ai costi di gestione. Spesso sono legate a logiche clientelari o a investimenti pagati a peso d’oro. È sì indispensabile una riforma ma nessun privilegio deve essere previsto per il privato. Se un’impresa pubblica è gestita in modo efficiente non c’è alcun bisogno di privatizzarla.
E’fondamentale la presenza di un’Autorità nazionale per la rete idrica (a cui è abbinata anche la depurazione delle acque). Un’Autorità che abbia concreti poteri di sanzione sul non rispetto dei parametri di qualità, di investimento, nonché sulle tariffe. Un’Autorità che per il sistema idrico deve avere delle articolazioni regionali e provinciali per esercitare l’indirizzo e i controlli necessari. L’esperienza francese, ad esempio, in cui grandi città come Parigi hanno deciso di ritornare al pubblico per i costi eccessivi e per la bassa qualità devono far riflettere anche gli assertori della privatizzazione”.