Si è detto e scritto tanto sul possibile accordo tra le società rugbystiche sannite che sfocerebbe in un nuovo sodalizio. I rumors sono tanti, le indiscrezioni pure, le verità non sempre concordi. Allora proviamo a mettere un po’ di ordine. Il nome: Gladiatori Sanniti o Gladiatori Benevento sono
due ipotesi. I colori sociali un punto interrogativo. Quali e quanti giocatori confluiranno nella nuova società non è dato sapere. Insomma tutto è sicuro ma niente è sicuro. Tutto ciò per un semplice problema: l’intenzione di tutti i protagonisti è quella di salvaguardare la dignità di
ogni singola società coinvolta, di ogni singolo giocatore, di ogni singolo dirigente. Non si vuole commettere l’errore del passato, vale a dire arroccarsi su posizioni rigide in nome di una storia, di un colore di un’idea.
Al momento l’unica cosa vera e certa è la volontà di ‘mettersi insieme’! Chi dovrà portare la dote, chi dovrà farsi carico delle gestione, chi dovrà guidare sotto il punto di vista tecnico il nuovo sodalizio non è stato ancora deciso, e chi dice il contrario o non conosce i fatti o non vuole il bene del rugby sannita. Affermare in questa fase che già è tutto stabilito significa far passare il messaggio che una decisione viene calata dall’alto, imposta, dettata. Non è e non può essere così. Non si puo’ mortificare la bellissima storia di una società nata nel 1966 attraverso un’operazione decisa da pochi.
Così come non si può smantellare il lavoro svolto dal Rugby Sannio negli ultimi 15 anni, ricchi anche di soddisfazioni, per far nascere dal niente un altro sodalizio nella stanza di un notaio. Non si può! Non si può anche per il rispetto dovuto alle altre ‘piccole’ società che fanno prevalentemente attività di minirugby, cioè il lavoro più difficile, quello propedeutico, che non è solo sportivo ma anche sociale.
Tutti coloro che stanno lavorando per unire le forze questo concetto lo conoscono bene, e proprio per questo hanno detto: ‘il notaio può aspettare’.
Perchè non basta un pezzo di carta per creare da zero una squadra, ma c’è bisogno di uomini convinti che la scelta che si sta per fare sia quella giusta. C’è bisogno della convinzione dei giocatori che si ritroveranno con una maglia diversa (forse), una maglia da amare, una maglia che dovrà rappresentare l’unità e il riscatto del rugby beneventano. E proprio questo si sta facendo: si stanno raccogliendo le voci di tutte le ‘anime’ del movimento sannita per giungere ad una decisione quanto più possibile condivisa. Forse è questo il momento del silenzio stampa. Di una riflessione
da parte di tutti.
La forza e la potenza dei mezzi di comunicazione è nota: proporre soluzioni e ipotesi da un canale televisivo, da un giornale, da un sito internet, equivale per il lettore medio a conoscere la verità. Tra quei lettori ci sono anche i dirigenti, i giocatori e i tecnici di cui sopra, che potrebbero pensare (anzi hanno già pensato) ‘ma perchè mi chiedono cosa voglio fare se hanno fatto già tutto?’. Ecco questa è la mortificazione per chi negli ultimi anni, con ruoli e in società diverse, ha messo a disposizione il proprio tempo per il rugby. Ecco per questo bisognerebbe centellinare le indiscrezioni anche a rischio di tradire la mission di ogni giornalista. Per una volta sarebbe bello mettere da parte la voglia di proporre uno scoop (o presunto tale) per far emergere la volontà di dare una mano a chi vuole realizzare qualcosa di importante per il rugby beneventano e, di riflesso, per l’intera città.