Un grave stato di decadimento generale continua a caratterizzare il centro storico di Guardia, dove un degrado sociale ed ambientale, sempre più crescente, sta connotando questa antica e prestigiosa area cittadina ad icona di un ghetto.
Da anni la società civile, le varie associazioni presenti sul territorio denunciano il disfacimento di questa area, ma per colpe di un’amministrazione inefficiente e sorda a qualsiasi richiamo, l’incuria e l’abbandono continuano a prevalere. L’area è diventata ormai dominio della microcriminalità che, attraverso una serie di furti, approfittando della pessima illuminazione e della mancata vigilanza, di notte, sottrae alla comunità quel poco che rimane del suo patrimonio storico ed artistico. A tutto ciò si aggiunge la persistente mancanza di manutenzione. Case decadenti, degrado, finestre senza infissi, plexiglass e inferriate arrugginite, balconi svestiti e cadenti, una pavimentazione shakerata e impazzita. Erbacce e cumuli di rifiuti non rimossi, un ricettacolo di luridezza che determina il proliferare di ratti ed insetti di ogni genere, il dilagante fenomeno del randagismo, rappresentano un costante pericolo per l’incolumità dei residenti, soprattutto per gli anziani.
I residenti si sentono abbandonati e l’intero centro storico di Guardia, continua a giacere nel degrado più assoluto, a testimonianza delle incapacità evidenti nella gestione pubblica e di una persistente assenza istituzionale in questa comunità. Certo, sappiamo tutti che il centro storico è un argomento particolarmente complesso; su questo argomento entrano in ballo anche le concezioni abitative di ognuno di noi. Lo abbiamo abbandonato per avere “più comodità”, che di fatto però non ci sono. Un centro storico unanimemente riconosciuto tra i più belli del Sannio che resta un giacimento abbandonato a se stesso, trascurato sia nella cura che nella sua conservazione e attenzione all’edificato originale. Sono innumerevoli le brutture e le superfetazioni che sono state autorizzate e realizzate nel corso degli anni, secondo la moda del momento, che oggi contrastano apertamente con l’edificato storico, sovraccaricando e soffocando l’originale impianto.
Ma non tutto è compromesso. Perché allora – e mi rivolgo in particolare a quel che rimane dell’amministrazione comunale di Guardia – invece di vivere alla giornata nella speranza che qualcosa caschi dal cielo per virtù dello Spirito Santo, non ripensare al Centro Storico di Guardia, grazie anche alle opportunità che indubbiamente scaturiranno dai prossimi Riti Settennali, partendo proprio da quel progetto di “Albergo diffuso” tanto propagandato in campagna elettorale dal sindaco Ciarleglio? È di queste settimane, infatti, la notizia che la Regione Puglia stia attivando un progetto sperimentale denominato Hospitis che coinvolge per il momento circa 20 piccoli Comuni (con popolazione sotto i 15 mila abitanti) delle zone interne della Puglia. L’idea è quella di recuperare zone decadenti dei centri storici e metterle a disposizione del turismo. Questo progetto pilota, che sarà finanziato dai fondi Pon, mira a promuovere la creazione di strutture ricettive all’interno del patrimonio edilizio attualmente sottoutilizzato e abbandonato nei centri storici, generando un miglioramento ambientale e paesaggistico.
Noi abbiamo un patrimonio ben superiore ad altre realtà del circondario ma non riusciamo a metterlo a sistema. Perché allora non convocare subito un tavolo, la cui idea di base sia quella di radicare nel nostro territorio la cosiddetta “ospitalità diffusa”, da cui far emergere le potenzialità, i progetti, le linee guida che rendano di nuovo il centro storico fruibile sia sotto il profilo dell’abitabilità sia sotto quello della viabilità, nonché garantire la ripresa socio-economica e le strategie da attivare per rivitalizzarlo, partendo da questo progetto come occasione per risolvere le sue problematiche e per incrementare il turismo nel nostro paese. Una sorta di piano industriale. Coinvolgendo politici, soprintendenze, gestioni museali, enti di promozione, curia, università, forze associative e culturali, l’intera cittadinanza. E quell’Unesco di cui tanto si è parlato in questi giorni, in riferimento ai prossimi Riti Settennali, che potrebbe essere utilizzato anche per entrare in un circuito internazionale. Una sorta di piano di gestione sul modello di quelli adottati da altri borghi del Mezzogiorno e del resto d’Italia (chi ha visitato queste realtà sa bene cosa significa valorizzare, utilizzare bene i fondi a disposizione per i propri centri storici).
Personalmente sono convinto che allo stato questo progetto sia vitale per il nostro paese, (soprattutto in considerazione della ventilata ipotesi dell’entrata nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco dei nostri Riti Settennali) perché promuove la creazione di strutture ricettive, riutilizzando il patrimonio edilizio abbandonato, con lo scopo di migliorare le case esistenti, l’ambiente e il paesaggio. Tutto ciò può inoltre può senz’altro favorire la nascita di micro imprese nel settore turistico e potrebbe essere anche l’occasione per le nostre imprese edilizie locali di attuare investimenti privati per avviare il recupero e lo sfruttamento ai fini turistici.
Raffaele Pengue
Presidente del Circolo della Libertà “A. Parente”