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Il Sannita.it

direttore Antonio De Cristofaro

Sosta disabili, in città sempre più anno zero

Scritto da il 10 ottobre 2009 alle 18:41 e archiviato sotto la voce Sociale, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Dal settimanale il Sannita.it – Per i portatori di handicap è ormai una scommessa trovare libero quanto loro riservato.
Se ne scrive e se ne parla continuamente. Ma è sconfortante dover constatare che l’abuso di quanto destinato a chi “ne ha meno” è consolidata abitudine. Pessima, deprimente abitudine.
Se ci sono dei parametri per misurare il grado di civiltà di una comunità, quello dell’utilizzo degli stalli di sosta per portatori di handicap è buona unità di misura.
In una città civile, le aree di parcheggio per i disabili libere non devono essere un miraggio.
Non a caso, il contrassegno da esporre sul parabrezza dell’autovettura che ospita un portatore di handicap non è un santino ma è l’identificazione di una concessione data dalla pubblica autorità a fruire, per chiari motivi di salute, degli spazi riservati. E non è un caso che i parcheggi, ricavati in percentuale utile rispetto al totale delle zone – sosta disponibili, sono istituiti soprattutto nei pressi di ospedali, centri medici, uffici pubblici, zone commerciali; adottando un criterio di “prossimità” in ragione dell’ubicazione residenziale delle fasce disabili. Lavoro complicatissimo nelle grandi città, più agevole a Benevento che è un quartiere (piccolo) di Milano.
La concessione è personale, non legata all’autovettura; dunque è valida su tutto il territorio nazionale. Essa viene rilasciata solo in presenza di stati invalidanti certificati come idonei a stabilirne il diritto. Che non è un diritto acquisito a vita ma ha un termine. Quando, infatti, l’invalidità non rientra più nei requisiti richiesti dalla concessione, la stessa viene revocata. E va rinnovata alla scadenza naturale se sanitariamente compatibile. Come è nelle finalità di questa normativa (e nelle regole del codice della strada), si crea così nelle città una rete di aree di sosta a servizio dell’handicap. La persona disabile trasportata in auto e che deve scenderne, giunge nel parcheggio con il proprio accompagnatore, espone il contrassegno ed effettua in comodità e sicurezza l’operazione.
A Benevento succede questo?
Nel migliore dei casi, il contrassegno per i disabili è comodo mezzo per parcheggiare lì dove non si deve. Ne hanno tutti uno in macchina, semmai intestato a lontani parenti allettati chissà dove. Rigorosamente senza disabile a bordo, il cartoncino giallo si materializza ad ogni piè sospinto e il giuoco è fatto. Così ce ne andiamo con calma al supermercato, al cinema, al bar con gli amici. O, più semplicemente, a casa a dormire.
Ma capita anche di sentire puzzo di brucio quando ti salta all’occhio qualche contrassegno esposto ma in modo “stranamente” dissimulato tra grattini per il parcheggio, giornali, fazzolettini di carta che (toh, che combinazione!) coprono timbri, date, nominativi. Forse perché una scadenza non è da terzo millennio; o perché, se ben “inquadrato”, quanto imbragato nel trasparente di plastica rivelerebbe una fotocopia…
Noti gli eco incompatibili che, in quel posto auto, portano il cane a fare la cacca; o che vi lasciano la busta con i rifiuti perché il cassonetto di fronte è pieno e l’altro, a dieci metri, è troppo lontano…
Poi ci sono gli immancabili cialtroni a due ruote che ti mettono quattro, cinque motorini in fila nello stallo per handicap e restano lì a sperimentare il modo di cancellarne le strisce e di demolirne il segnale stradale di pertinenza per passare la serata. Si può fare in tranquillità: poco controllo e nessuna sanzione producono danni a profusione (proverbio sannita).
Vedi anche cose che stenti a credere. Come il camioncino dell’impresa edile con la sua bella pubblicità sulle portiere lasciato nel parcheggio per portatori d’handicap davanti all’edificio in ristrutturazione. Con tanto di cemento che sale e scende sulle carrucole e con il suo bravo contrassegno esposto sul cruscotto. Avvilente.
E, infine, non puoi non registrare i blitz di quelli che se ne fregano e basta. Macchina dentro le strisce gialle senza esporre un bel nulla e la jungla è servita!
Per questo (e per molto altro), quando poi quel posto serve davvero, chi ne ha bisogno si attacca al tram; arrancando (fate la carità…) su marciapiede, scalini o, più semplicemente, in mezzo alla strada, nel traffico.
Perché, a chiacchiere, siamo tutti bravi a parlare di diritti e di quelle che, con termini moderni, si chiamano pari opportunità. Nei fatti, svicoliamo in troppi nella malizia. Quella da caverna: con le pezze sul sedere e che sa tanto di medioevo…
di Gigi Cirocco
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