Il referendum non risolve i problemi! Li potrebbe aggravare tutti se non interverrà, nel tempo della campagna referendaria, un accordo da “galantuomini” tra i partiti inteso a ricercare e trovare un accordo bipartizan sulla futura legge elettorale. A prescindere dai risultati referendari!
I quesiti referendari, al tempo della loro proposizione, davano la sensazione di costituire, uno stimolo per modificare la legge elettorale in vigore. Ci si rese conto, però, appena dopo, che l’intenzione di alcuni poteva portare ad altro! Poteva e può portare ad un Porcellum esaltato nei suoi effetti degenerativi! Questo è il punto da sottolineare, innanzi tutto!
E’ falso che col Referendum si abroga il “porcellum”! Così cianciano i soliti disinformati; esponenti politici, compresi! Il Referendum, in effetti, abroga soltanto alcune disposizioni della legge vigente che continuerà ad applicarsi ad eccezione, naturalmente, delle parti abrogate.
L’unico effetto positivo sarebbe quello di impedire le candidature multiple. Ma quelli negativi fanno tremare “le vene ed i polsi”. Il primo. Resterebbe ratificato, l’impianto attuale! Non scalfirebbe il problema vero della legge vigente: la destrutturazione del rapporto tra cittadini ed eletti ed una visione, caricaturale, della rappresentanza politica che offende, forse, viola l’art. 51 della Carta Costituzionale. Gli elettori, infatti, sono espropriati del dritto di concorrere ad individuare la composizione del Parlamento; tutti i “rappresentanti” del popolo sono nominati dai partiti. L’articolo 49 della Costituzione che mette in capo ai cittadini il diritto di concorrere a determinare la politica nazionale, viene di fatto cancellato!
E non è tutto! L’effetto scioccante è altro! Si consentirebbe ad una minoranza anche esigua, ad un solo partito, cioè, soltanto perché prende un voto in più rispetto al secondo partito, di ottenere il 55% dei seggi alla Camera ed i premi regionali di maggioranza al Senato. Quali rischi? Il primo. Un partito che prende un voto in più, pure essendo una minoranza, si costituirebbe, a cagione della riforma referendaria, in maggioranza assoluta e potrebbe governare da solo! Il secondo. Potrebbe cambiare da solo la Costituzione; potrebbe, con qualche alleanza raggiungere, addirittura, la maggioranza dei due terzi e precludere il Referendum confermativo sulle modifiche costituzionali, intanto, intervenute. Una minoranza, insomma, con le norme validate dal referendum, governerebbe da sola e potrebbe cambiare, da sola, la Costituzione!
Quale il rischio pratico? Il PdL approvato il referendum, potrebbe essere tentato da elezioni anticipate; potrebbe conquistare facilmente la maggioranza relativa dei consensi senza la Lega; ed in virtù dei premi elettorali, una solida maggioranza assoluta. Governerebbe da solo; da solo, cambierebbe la Costituzione!
Da qui la necessità di un accordo “da galantuomini” tra i Partiti che porti ad una nuova legge elettorale, di stampo europeo, a prescindere dai risultati referendari. Su questo punto gli Italiani potranno misurare non solo il tasso di democrazia del PDL, non solo la sua lealtà costituzionale ma anche il suo tasso di moderazione!