Il segretario generale della Fai Cisl, Alfonso Iannace, è intervenuto in merito alla decisione di abolire le Comunità Montane.
“La FAI CISL Sannita – si legge nella nota – ha da sempre, evidenziato le difficoltà del settore forestale e degli addetti (nella ns. provincia sono circa 900, nella Regione Campania circa 5000) denunciando tutte le problematiche che non fanno decollare lo sviluppo del settore della forestazione, oltre alle difficoltà della “stabilizzazione” dei lavoratori forestali, non bastevole, in quanto, per le tante situazioni ancora da perfezionare e definire (pagamenti puntuali, servizio antincendio, organizzazione del lavoro, cassa integrazione, assunzioni ex dipendenti…), e pertanto si sollecitava una determinata e accurata programmazione, una corretta organizzazione del lavoro rinnovata, per un utilizzo migliore dei lavoratori e qualificarli, per una maggiore tutela del territorio, sollecitando la rivisitazione della L.R. 12/08 (riordino C.M.), a seguito della richiesta di abolizione da parte del Governo centrale.
Sollecitando più volte un tavolo concertativo, per definire percorsi costruttivi, operativi in tutte le sue forme, al fine di portare a soluzione le annose problematiche che attanagliano il settore della forestazione.
Anche con il rinnovo del Contratto Integrativo Regionale, siglato il 23 u.s. a Napoli presso la sede Assessorato dell’Agricoltura di Attività Produttive, con il quale la FAI-CISL Sannita dichiarando la piena soddisfazione per accordo raggiunto nel suo complesso, ha dichiarato che è stata superata una fase, ora è necessario mettere in campo azioni tali per lo sviluppo complessivo del settore, e per una tutela maggiore dei lavoratori.
Oltre a tutte queste situazioni, nasce anche la decisione di abolire le Comunità Montane.
A tal proposito la FAI CISL Nazionale, tramite Augusto CIANFONI, Segretario Generale, ha preso una dura posizione contro la cultura dell’efficientismo cha da tempo caratterizza la politica di destra e di sinistra nel Paese. “Tutto il neostatalismo, oggi del centrodestra e ieri del centrosinistra, oggi del ddl Calderoni e ieri di Lanzillotta è il paradigma di ciò che non si deve fare e di ciò che va fatto a difesa del Federalismo, fondato sulla sussidiarietà verticale e orizzontale. La soppressione di Comunità Montane e di Consorzi di Bonifica, piuttosto che una riorganizzazione (che pure le Regioni stanno promovendo) e una cura dei frequenti difetti di democrazia e di concorsuale gestione, è indice di una rozzezza politica e istituzionale che deve allarmare per il populismo che la ispira. Nel nome dell’efficienza come in quello della Giustizia si compiono arbitrii e danni spesso irreparabili perché a poco a poco guastano il carattere genetico e la psicologia di un popolo abituandolo al fatalismo dell’eutanasia e dell’eugenetica istituzionale, così utile al decisionismo di pochi, storicamente sempre i peggiori. La cura è in un corale impegno a favore della partecipazione, fatta di affidamenti forti e di analoghe responsabilità”.