20000 precari della scuola, supportati da studenti, sindacati e partiti hanno sfilato in corteo per le strade di Roma con un unico obiettivo comune: chiedere il ritiro dei tagli della riforma Gelmini e l’immissione in ruolo di tutti i lavoratori a tempo determinato. Da piazza della Repubblica ci si è diretti verso Piazza del Popolo.
Lungo il tragitto una schiera di giornalisti e telecamere riprendeva il corteo ed
intervistava qualche partecipante. C’erano tutti dalle reti rai a quelle mediaset,
dalle testate nazionali di rilievo a quelle locali. Musica e canti di slogan
infuocavano l’atmosfera, tutto procedeva all’insegna della solidarietà e della
sintonia. Giunti a Piazza del Popolo ci ritoviamo di fronte una immensa distesa di persone giunte lì per manifestare a favore della libertà di stampa. Incrociamo tutti: Santoro, Travaglio, Saviano…
Ad un gruppo di precari viene data l’opportunità di poter parlare ed esporre il problema dal palco . Il corteo riparte alla volta del Miur e da lì cominciano i problemi. Troppi manifestanti, troppi precari, il traffico in tilt la polizia ed il servizio d’ordine in panne. Ci deviano il percorso , ci obbligano a scendere lungo la banchina del Tevere e a procedere da soli, su una strada dissestata, tra i ratti al buio per chilometri e chilometri. Il traguardo sembrava non arrivare mai, la stanchezza si faceva sentire. Qualcuno si è sentito
male, non c’erano medici nè ambulanze. Abbandonati a noi stessi ci siamo aiutati a vicenda, abbiamo soccorso ed aiutato i colleghi in difficolà. Nonostante tutto abbiamo stretto i denti, non abbiamo mollato e la voglia di arrivare e di gridare la nostra rabbia verso chi ci ha tolto non solo la dignità ma anche le prospettive future ci ha permesso di proseguire e di vincere le avversità e la stanchezza. In tarda serata il Miur ha fatto capolino, abbiamo salito la scalinat
a, manifestato pacificamente e vinto un’altra sfida. Nonostante il servizio d’ordine deludente e eccessivamente autoritario verso insegnanti sempre pacifici ed educati, nonostante il percorso interminabile, nonostante tutto la manifestazione è stata un successo.
Se poi la stampa che nello stesso giorno ha manifestato per la libertà d’opinione ed il diritto di pubblicare il vero si sia dimenticata di noi poco importa. D’altronde chi manifesta per il vero purtroppo è caduto nella trapola perversa e controversa della tiratura della notizia che vende. Bisogna mettersi in mutande o salire sui tetti, o ancora essere eccessivi all’inverosimile per fare lo scoop e per essere in prima pagina. Il lavoratore disoccupato, martoriato non fa notizia. 18000 dipendenti licenziati in una sola volta non fanno clamore come le escort o le veline. Che dire: accampiamoci sui tetti delle grandi testate per ottenere il premio del miglior scoop del secolo…