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direttore Antonio De Cristofaro

PdL, Ceniccola: ‘Attenti nella scelta dei coordinatori del nuovo partito!’.

Scritto da il 5 aprile 2009 alle 18:49 e archiviato sotto la voce Politica, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Condivido pienamente le preoccupazioni dell’onorevole Marcello Dell’Utri sulla necessità di stare molto attenti nella scelta dei coordinatori del nuovo partito del Popolo della Libertà. A tal riguardo, poiché leggo che per i nuovi vertici del PdL si pensa “…alla diarchia della continuità” non posso far a meno di stigmatizzare che sarebbe un vero e proprio insulto all’intelligenza vedere alla guida del partito del Popolo della Libertà chi (assieme all’ex coordinatore provinciale di F.I.) è arrivato, addirittura, a minacciare di adire a vie legali per impedire ad un gruppo di “inguaribili sognatori” di radicarne gli elementi valoriali sul territorio ed ha usato ogni mezzo per “osteggiare ed ostacolare” la 1° Festa del Popolo della Libertà organizzata in ambito regionale da chi ha sempre vissuto la politica come servizio alla comunità senza mai chiedere poltrone né favori di alcun tipo. Tutti oggi hanno piena consapevolezza che l’elemento di debolezza del Popolo della Libertà è la leadership periferica. Una debolezza ben più evidente in Campania che ha come diretta conseguenza la scarsa capacità di conquistare le amministrazioni locali. Certamente sono molteplici le cause di tale “incapacità” ma è ben chiaro che in larga parte ciò dipende dallo scarso livello qualitativo della classe dirigente di periferia. Emerge un deficit di presenza sul territorio, sulle vicende amministrative e sui problemi che ogni giorno affliggono la vita dei cittadini-elettori.
Tutti concordano che il partito del Popolo della Libertà non può essere organizzato sul modello di quelli della tanto vituperata prima Repubblica, ma nessuno ancora ha saputo dirci come possa e debba funzionare un moderno modello di partito. Il risultato di questo deficit progettuale è sotto gli occhi di tutti: viviamo in un sistema politico decaduto ma mai ricostruito. Abbiamo un partito molto efficace nella capacità di intercettare il consenso elettorale nelle elezioni politiche grazie alla straordinaria leadership del presidente Berlusconi ma incapace di avviare e stabilizzare significative relazioni con il territorio e di garantire un’effettiva vita democratica, oltreché un’adeguata formazione della classe dirigente. Ciò che determina nuovi motivi di sfiducia dei cittadini verso il sistema politico ed il levarsi di un vento antipolitico che occorre contrastare con tutte le nostre forze. Anche per questo, a mio parere, dobbiamo prendere, tutti insieme, un solenne impegno: quello di lavorare per produrre un modello organizzativo che sia capace di formare e selezionare le persone destinate ad essere classe dirigente di domani esclusivamente sulla base della passione civile e rifuggendo dal “nuovismo”. In altre parole, dobbiamo dar vita ad un partito “leggero” ma presente sul territorio non solo il giorno delle elezioni, con una classe dirigente eletta (non cooptata) e capace di intervenire sui problemi che quotidianamente sorgono in ogni comune d’Italia. Non è un’impresa impossibile. Ci sono l’esperienza e gli uomini per poter realizzare quest’opera di rinnovamento e di modernizzazione. Bisogna solamente mettersi a lavorare traducendo i molti discorsi che, in questi giorni, riempiono le pagine dei giornali locali in sintesi comprensibili. Possiamo farlo, io sono convinto che ci riusciremo anche se la meta che ci siamo posti è molto alta e molto ambiziosa: un partito aperto alla società, con sedi di discussione collegiale e una classe dirigente “eletta” a tutti i livelli e non espressione di quel falso rinnovamento basato sul dato anagrafico e/o sessuale.
Per dare un concreto contributo alla discussione mi sia consentito di indicare oggi le due esigenze, a mio avviso, primarie per la vita del nuovo partito del Popolo della Libertà: momenti di aggregazione e di dibattito, dove si possono sviluppare competizione, sfida, scontro di idee, insomma momenti di sincera vita democratica partendo dalla periferia per arrivare al centro; un organo di valutazione e controllo delle attività svolte per arrivare a candidature e designazioni di soggetti sempre ben radicati nel territorio ed animati da un’autentica passione civile e tensione morale. Ormai si valuta tutto, vedi l’ultima proposta lanciata a Cernobbio dal ministro Brunetta: perché non valutare anche il lavoro di chi spende il nome del Popolo della Libertà?
Amedeo Ceniccola
Presidente circolo Giovane Italia “B. Craxi”-Benevento
viespoli-degirolamo

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