Continua la protesta dei Comitati Civici di San Salvatore Telesino e Guardia Sanframondi contro la costruzione di un Inceneritore a San Salvatore Telesino.
Di seguito il testo integrale del comunicato:
‘Il rigetto dell’inceneritore di San Salvatore Telesino , in Conferenza dei servizi – si legge nella nota – è stato seguito da una serie di articoli imprecisi e approssimativi sulle possibili conseguenze che ricadranno sul territorio e sui cittadini.
In un primo momento abbiamo assistito, ad una vivacissima “fiera delle vanità” in cui sono state esibite rivendicazioni inappropriate della vittoria, richieste di risarcimento danni, precisazioni in merito ai presunti coinvolgimenti di amministratori locali…, “per rispetto della verità dei fatti.”
Adesso, invece, tutta l’attenzione è puntata sulla sanguinosa vendetta bergamasca costituita dal possibile risarcimento economico che la Vocem pretenderebbe dalla Regione e dal Comune di S. Salvatore Telesino.
Ma di quale risarcimento economico si parla, e perché mai San Salvatore Telesin. dovrebbe essere coinvolto? Ricordiamo a tutti, soprattutto al presidente della provincia di Bergamo Pirovano, ed all’ex presidente della provincia di Benevento Nardone che le “promesse” fatte consistono nella lettera dell’ex sindaco di San Salvatore a Vozza di poter fare un impianto a ‘biomasse’, non un inceneritore di rifiuti speciali e in un protocollo d’intesa tra le due province e i protocolli d’intesa sono solo degli atti preliminari.
Il rigetto del progetto non è nemmeno stato ratificato e già gli sciacalli mettono in atto un meticoloso terrorismo politico a livello mediatico per spaventare e per indurre i cittadini a pensare che pagheranno di propria tasca ciò che tanto faticosamente è stato ottenuto.
Anche l’onnipresente Visalli ha fatto la sua parte, mentendo ancora una volta.
Il Genio Civile infatti, insieme all’Arpac e all’ASL, è stato molto preciso sia nel delineare il possibile scenario delle conseguenze sul territorio in seguito alla costruzione dell’inceneritore sia nell’evidenziare le nette incongruenze con gli strumenti di pianificazione di cui si è dotato il territorio stesso e non a caso.
Pertanto, le “paure” non erano basate unicamente sull’immaginazione di pochi sparuti cittadini appartenenti ai comitati (i nimby!), ossessionati da immotivate preoccupazioni ambientali. Le presunte “paure” erano fondate sul concreto destino di un intero territorio che ne sarebbe stato irrimediabilmente devastato, come, del resto, tutta la Campania.
Il rigetto del progetto è avvenuto perché è stata smascherata la grande falsità, perpetrata per ben cinque anni, di un fantomatico impianto a biomasse, (che comunque non vogliamo, perché è un inceneritore anch’esso e non avrebbe senso in questo territorio!), con una filiera inesistente e di quella grandezza. Il rigetto è stato ottenuto per le carenze e le ‘assenze’ tecniche all’interno del SIA, soprattutto su ciò che un inceneritore pericolosamente produce.
Tuttora la Vocem deve risponderci sulle modalità di smaltimento e relativi siti di stoccaggio di ceneri e scorie e sulla presentazione di uno studio approssimativo sulle emissioni inquinanti. Mancate risposte che hanno determinato anche esse l’esito della C.d.S.
In pratica, ciò che i comitati hanno denunciato durante questi lunghi anni è stato provato dal rigetto in C.d.S. e riconosciuto da tutti, anche dai meno ostili ad un impianto a biomasse.
Dopotutto l’inceneritore rappresenta un progetto imprenditoriale finito male: fa parte del rischio d’impresa essere bocciati dopo le dovute valutazioni degli Enti competenti.
Ma ecco spuntare ancora una volta Nardone…
Pensavamo si stesse amorevolmente trastullando con il nuovo giocattolino del MAGNEGAS e avesse dimenticato la delusione dell’ultimo anno politico a Benevento e, con esso, l’inceneritore di San Salvatore Telesino, quello di Reino, il dissociatore molecolare (ossidoriduzione) a Faicchio (sempre in collaborazione con la provincia di Bergamo e Visalli) e tutte le altre sue rappresentazioni mentali tecnologico-innovative.
Fa bene a schierarsi dalla parte dei bergamaschi: è lui che ha siglato il protocollo d’intesa con Bettoni, all’epoca presidente della provincia di Bergamo, promettendo presumibilmente più di quanto vi sia realmente scritto. Coerente come sempre, dovrebbe essere proprio lui, e gli altri politici ed amministratori coinvolti, a risarcire i bergamaschi per mantenere eventualmente qualcuna di quelle promesse.
Non abbiamo dimenticato la conferenza stampa tenuta in seguito alle sue false dimissioni e la campagna mediatica contro i comitati ‘fondamentalisti’ che volevano riportare il Sannio, da lui avviato verso il progresso con una lungimirante ed innovativa politica, nel medioevo e nella marginalità. Non abbiamo dimenticato la sua testarda difesa di un impianto a biomasse.
Prima di affermare di non essere a conoscenza del fatto che si trattasse di un impianto di valorizzazione di rifiuti avrebbe dovuto perlomeno rivedere le sue dichiarazioni nel corso di quella conferenza. Giovanni Forgione rimarca giustamente la sua dichiarazione di non aver nemmeno letto il progetto.
Dopo tutto questo tempo continua a pontificare su un progetto carente che non ha nemmeno letto!
E avrebbe anche dovuto leggere il PEA, e non apparire così ignaro dei suoi contenuti, offendendo i contribuenti che quel piano lo hanno pagato e se lo sono studiato. Il PEA continua ad essere incompatibile con l’inceneritore di San Salvatore T., in esso non si parla affatto di una centrale di rifiuti speciali né da localizzarsi a S. Salvatore T. né altrove.
Anche sulla cifra, 4/5 milioni di euro, di cui si parla siamo piuttosto perplessi. Da quanto risulta da dichiarazioni e documenti ufficiali, sono stati spesi solo 2 milioni di euro per comprare il progetto dal Vozza, circa un altro milione per la terra (ottimo investimento, tra l’altro, per cui si può rivendere e quindi non è una ‘spesa’), e il progetto…come si arriva a questo totale? Forse sono serviti altri soldi “per vari passaggi nell’affrontare questa situazione” meno comprensibili ai normali cittadini? Dovremmo risarcire anche questi ultimi?
Di fronte al ripetersi dello spettacolo “…di quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’un l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura…” ci chiediamo piuttosto quale risarcimento sarà dovuto ai cittadini organizzatisi in un Comitato civico per la difesa del territorio in assenza della tutela dovuta?
Queste persone, mettendo a disposizione del bene comune le rispettive competenze e professionalità, sono riuscite nell’intento di fare chiarezza sulla vicenda Vocem e hanno collaborato all’interruzione di un disegno criminale ai danni della propria terra, della qualità della propria vita, della propria salute, dello sviluppo dell’economia locale.
Come quantificare in termini monetari le ore spese nell’attesa di ricevere i documenti necessari per poter comprendere, il tempo dedicato all’elaborazione precisa e minuziosa delle relazioni da presentare? A quanto ammonta il valore del tempo sottratto alla famiglia, al lavoro, al riposo, alla cura dei propri interessi? Quanto costa l’ansia per il possibile scempio della terra dove si vive e si è scelto di crescere i propri figli?
Se, come afferma Nardone, “Hanno ragione a portarci in Tribunale”, ci costituiremo in giudizio nei confronti di chi ha voluto questo progetto e di chi lo ha agevolato nella sua realizzazione, chiedendo anche noi il risarcimento che ci spetta!’