“Siamo idealmente vicini agli allevatori della Coldiretti che da questa mattina presidiano il traforo del Frejus alla frontiera per chiedere di fare chiarezza sulle importazioni spacciate come made in Italy: dal latte sterile alle cagliate fino alla polvere e ai caseinati utilizzati per sostituire il latte nei formaggi”. E’ quanto afferma la Coldiretti sannita che aggiunge: “Si tratta di una operazione verità sulla destinazione di latte e cagliate straniere che entrano in Italia dove sono stati importati in un anno 1,3 miliardi di chili di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 13 milioni di chili di polvere di latte destinate ad alimentare la vendita di formaggi del finto Made in Italy all’insaputa dei consumatori.
Un ulteriore atto per fare chiarezza e creare le condizioni di riconoscibilità della produzione delle aziende che hanno scelto la strada della responsabilità e della qualità e di quella importata e italianizzata, per consentire al consumatore di poter scegliere quello che consuma.
Una strada che Coldiretti Benevento ha intrapreso da tempo nell’intento di tracciare un percorso di valorizzazione del latte locale e individuare strumenti per aumentare il consumo di latte e formaggi del territorio. La richiesta di Coldiretti è quella di utilizzare latte e formaggi locali attraverso una adeguata etichettatura dell’origine del latte e loro derivati. Il costante miglioramento della qualità e la trasparenza verso i consumatori con l’etichettatura e l’origine del latte possono rappresentare le basi per un accordo di filiera in grado di garantire produttori, caseifici, imbottigliatori, distribuzione e consumatori attraverso la valorizzazione del prodotto locale. L’accordo dovrà prevedere: il prezzo per la qualità del prodotto, i tempi per il pagamento, la durata, l’uso del marchio territoriale di qualità, la commissione tra produttori e caseifici/imbottigliatori per la verifica. Lo strumento per la valorizzazione del prodotto locale dovrà essere il “marchio territoriale di qualità” che rappresenterà l’agroalimentare del Sannio e potrà essere utilizzato da produttori e caseifici e legato ai singoli prodotti.
Dopo aver indicato le linee guida di una filiera corta (a chilometro zero) per il settore lattiero caseario la Coldiretti sannita è scesa in piazza in occasione della giornata nazionale del latte italiano partecipando, il 12 maggio scorso, alla manifestazione svoltasi presso il Centro direzionale di Napoli in cui Campagna Amica ha distribuito 5 mila bottiglie di latte e un quintale di mozzarella di qualità campana e presentato ad organi di informazione e ai vertici campani della Regione, dell’Istituto Controllo Qualità e del Comando Forestale del Ministero delle Politiche Agricole, dell’Istituto Zooprofilattico e dell’Osservatorio per la sicurezza alimentare Regionale, che hanno confermato il loro impegno, un dettagliato dossier sul fenomeno. Coldiretti chiede di rendere chiari e riconoscibili la loro origine e il loro utilizzo.
“La speculazione sui prezzi – spiega il direttore della Coldiretti Benevento Luigi Auriemma – si combatte con la trasparenza dell’informazione e per questo è necessario estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione (UHT), latticini e formaggi , ma anche di rendere pubblici gli elenchi delle ditte che utilizzano latte sterile, cagliate, polveri e caseinati importati dall’estero all’insaputa dei consumatori. Gli italiani devono poter conoscere le caratteristiche e la provenienza degli alimenti che acquistano nei supermercati, ai quali chiediamo una scelta volontaria di responsabilità mantenendo separati sugli scaffali i prodotti ottenuti con vero latte italiano da quelli realizzati con latte, polveri o cagliate provenienti dall’estero. Non siamo i soli a richiedere l’etichettatura del latte all’origine ma anche in Spagna e Grecia i produttori stanno protestando perché venga riconosciuta l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte. Sono necessarie – conclude Auriemma – regole di mercato trasparenti sulle produzioni lattiero – casearie, al fine di consentire agli anelli finora più penalizzati – gli allevatori e i consumatori, di avere un’equa remunerazione, un giusto prezzo e la garanzia di quello che mangiano”.