L’Unione Europea corre ai ripari sulla questione dei ritardi nei pagamenti ai fornitori da parte degli Stati comunitari e prepara sanzioni per il mancato rispetto del termine massimo previsto in 30 giorni. L’obiettivo? Rimediare ad una delle pratiche più dannose per le imprese ed in particolare per le Pmi, gravemente danneggiate dalle lentezze della burocrazia.
Sarà varata probabilmente mercoledì prossimo la proposta avanzata dalla Commissione Europea, relativa alla fissazione di un termine massimo di trenta giorni, entro il quale la Pubblica Amministrazione dovrà provvedere a saldare i propri crediti con le imprese. Il mancato rispetto di questi tempi attribuirà al creditore un indennizzo pari al 5% dell’ammontare in questione, permettendo di recuperare i costi interni sostenuti dalle imprese per il ritardo nel pagamento e costituendo un valido deterrente per il debitore.
Non è la prima volta che l’UE si sofferma su questo spinoso problema. Già nel 2000, infatti, la Commissione era intervenuta emanando una direttiva (2000/35/CE), con la quale non solo si denunciava il fenomeno dei ritardi nei pagamenti, ma si invitava gli Stati membri ad adottare delle soluzioni che riducessero nettamente i tempi di attesa da parte delle imprese.
Un invito a quanto sembra caduto nel vuoto. Sebbene la direttiva sia stata, infatti, recepita da tutti gli Stati membri (in Italia nel 2002 con il Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n.231), i famigerati trenta giorni dalla fornitura al saldo sono rimasti lettera morta.
Particolarmente critica la situazione in Italia, dove le imprese devono attendere in media 5 mesi prima di ricevere i pagamenti, con picchi di 12 in alcuni settori, come l’infrastruttura, l’edilizia e la sanità, e, in determinate aree geografiche, come Lazio e Campania, dove il termine si allunga addirittura a 700 giorni.
Alla luce di questa situazione, divenuta insostenibile, Maurizio Genito, presidente della Confapi Campania, propone di aprire un tavolo di confronto con gli esponenti locali dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), dell’Unione delle Province, della Regione Campania e rappresentanti delle imprese al fine di contrastare un fenomeno che, non solo rallenta lo sviluppo del sistema economico e determina perdite annue pari a circa un miliardo di euro su base nazionale, ma incide anche sui livelli occupazionali con circa 450mila posti di lavoro in meno ogni anno nell’ambito dell’Unione Europea.
L’iniziativa della Confapi si associa a quella presa alcune settimane fa dalle Camere di Commercio presenti su tutto il territorio nazionale, le quali hanno deciso di comune accordo di contenere entro 30 giorni il tempo massimo per il pagamento delle fatture ai fornitori di beni e servizi. Un atto questo dalla forte valenza simbolica con il quale Unioncamere vuole evidenziare una delle emergenze più gravi segnalate dal mondo imprenditoriale e tentare, contemporaneamente, di fornire delle soluzioni concrete. L’auspicio è che il miglioramento del comportamento delle pubbliche autorità contribuirà a contenere il numero dei fallimenti, riducendo i relativi costi sociali, ed allentare almeno in parte lo stato di profonda crisi finanziaria che attanaglia l’intero sistema delle imprese.